Avevo perso la voglia di vivere, ma incoraggiato dal felice malinteso, ero deciso a riprendere a vivere una vita felice.
La prima cosa da fare era studiare come un matto, per entrare nella stessa università di Tsugumi.
Non stavo studiando come un matto, a dirla tutta. Più che studiare, avevo smesso di
concentrarmi sul tutto il resto. “Concentrazione per eliminazione,” forse? Suona bene.
Eliminai tutto ciò che non era pertinente allo studio.
È un metodo sicuramente pericoloso. Se fallisci, ti ritroverai senza talenti e con
nulla per cui vivere. Ma rimasi comunque ad ascoltare musica durante lo studio.
Non mi sono mai considerato un grande appassionato di musica prima. Ero solo interessato a
John Lennon. Soprattutto perché nella mia prima vita, quando la mia ragazza aveva del
tempo libero, suonava le sue canzoni.
Stranamente, i ricordi legati a Lennon sono quelli che ricordo meglio.
Beh, la sua musica sopravvive i secoli, quindi forse non è così strano.
Una volta lessi in una rivista, che una bella canzone, anche se non rientra nei tuoi gusti,
inizierà a piacerti a forza di ascoltarla.
Ascoltavo solo tipiche canzoni da karaoke. Ma nella mia secondo giro alle superiori, dopo
aver ascoltato “Yer Blues” alla radio, realizzai quanto John Lennon mi suonasse familiare.
Sin da quel momento iniziai ad ascoltare Lennon durante lo studio.
Finalmente con un obbiettivo in mente, diventai più serio a scuola.
Fino a quel momento, ero il tipo da controllare l’orologio cinquanta volte ogni ora, sperando che il tempo scorresse più velocemente.
Ma nel momento in cui interessai a interessarmi alle spiegazioni, il tempo iniziò a scorrere in un batter d’occhio.
Allenavo la mia memoria costantemente, anche sul treno e sul bus, e dopo aver preso
l’abitudine di spendere un certo lasso di tempo davanti la scrivania la notte,
smisi anche di avere notti insonni preoccupandomi del nulla.
Spendevo troppo tempo a pensare cose non importanti, di quello ne ero sicuro.
Ammassando una straordinaria quantità di informazioni nella mia testa in così poco tempo,
i vecchi ricordi vennero messi da parte, diminuendo di importanza.
Il mio ultimo anno di superiori fu abbastanza tranquillo. La parte che ricordo di più
è il finale, e le prove di esame all’inizio dell’inverno. Ricordo anche che mi rinchiudevo in stanza a studiare.
L’odore di caffè riempiva la stanza, e la cassa alla mia sinistra che suonava “Strawberry Fields Forever.”
Sulla destra una piccola lampada, l’unica luce.
Dietro la mia sedia e sulla destra la stufa, messa in modo che non spingesse l’aria calda direttamente su di me.
Una volta ogni due o tre ore, prendevo il giubboto, andavo fuori, e assaporavo l’aria invernale.
Se il tempo era buono, potevo le stelle. Rientravo, una volta soddisfatto, riscaldavo le
mani con la stufa, per poi rientrare nel mio mondo di libri e musica.
Non era cosi male, a dirla tutta. Forse questa routine aveva anche un effetto calmante.
Alla fine, portai i miei voti fino al mio limite.
E miracolosamente, riuscii a entrare nell’università in cui andai la prima volta.
Era una sensazione meravigliosa. Avevo riacquisto la mia autostima.
Al tempo mi sentivo come se fossi in grado di fare qualsiasi cosa.
Quindi era buono. Andava tutto bene.
Una volta finita la cerimonia di ingresso all’università, mi guardai intorno per cercare
la mia ex fidanzata… per cercare Tsugumi.
E si, la trovai, ma è qui che ricominciarono i problemi.
In tre anni molte cose possono cambiare. E pensavo fossi pronto a tutto.