Shinmai Maou no Keiyakusha volume 3

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CAPITOLO 1 – Una piccola pervertita succube fuori controllo

PARTE 1

La vita scolastica, è una ripetizione continua della stessa
routine: svegliarsi la mattina, andare a scuola, seguire la lezione, andare a
casa.
Tale solita routine non differisce molto né tra coloro che lavorano
diligentemente, con tanto di attività extracurriculari, né tra coloro che
si godono la loro giovinezza passandola tra amici e amori deviando a
volte dalla retta via.
Tralasciando costoro, vi sono anche poche persone che vivono una
“straordinaria” vita scolastica, che posso sfruttare una serie annuale
di preziose opportunità.

Il secondo trimestre sarebbe finito tra meno di un mese.
Con il percepire le notti sempre più fresche, l’arrivo dell’autunno
divenne sempre più evidente e a evidenziare la cosa ci furono gli annunci
fatti dalle Risorse Umane della Hijirigasaka Academy, riguardanti gli
eventi che presto ci sarebbero stati.

«Credo che tutti voi già lo sappiate, ma… il Festival dello Sport si
terrà il prossimo mese».
Il coordinatore di classe, Mamoru Sakasaki, disse ciò mentre gli
studenti davano un’occhiata ai fogli che erano stati consegnati a loro
su cui vi era scritto il programma del festival sportivo.
«Al nuovo referente per le Risorse Umane, per favore, inizia a
cercare dei candidati per i vari eventi. Per sicurezza, scegli coloro
che parteciperanno: altrimenti ci ritroveremo con moltissime persone che vogliono fare una cosa e nessuna che ne vuole fare un’altra… e
non sarebbe il massimo»*.
Alla notizia che a breve ci sarebbe stato un così grande evento, gli
studenti reagirono in modo vario, formando tre schieramenti: chi gioì
felice della cosa, chi recepì la notizia come un macigno e chi non
gliene importò proprio.

«E… ora decideremo chi si unirà al comitato per il festival sportivo.
Servono un maschio e una femmina».

Quando la classe sentì le parole di Sakasaki, la maggior parte della
classe mostrò una reazione aspra. Nel vedere una così onesta
reazione da parte della classe, Sakasaki fece un sorriso ironico.

«Non fate queste facce così ostili… per la cronaca, ci sono
volontari?».
Il silenzio scese all’interno della classe. Sakasaki appoggiò allora
entrambe le mani sulla cattedra.

«Allora facciamo così: potete nominare gli altri, se lo volete.
Tuttavia, non sarà una brutta cosa lavorare come membro dello staff
in un evento scolastico come questo. Verranno dati degli incentivi a
coloro che lavoreranno duramente. Ovviamente tutto dipenderà da
cosa farete. Se state puntando ad ottenere una raccomandazione per
una buona università, questo è una buona possibilità».

«Mamo-chan-sensei… quanto effettivamente potranno aiutare queste
referenze supplementari in un futuro esame di ammissione?»
domandò una ragazza.

Sakasaki scrollò le spalle e sorrise leggermente.
«Dà comunque qualcosa. E ricordate che, al contrario dei normali
test d’ingresso, nell’esaminare una raccomandazione per una
università, anche l’individuo verrà analizzato anche come persona.

*

Chi si darà da fare in questo genere di eventi, come per chi fa parte
del consiglio studentesco, si ritroverà avvantaggiato in questo genere
di esami. E ricordate che le opportunità migliori e più sorprendenti
capitano a coloro che pensano positivamente».

In quel momentò campanella suonò. Sakasaki poggiò l’elenco dei presenti,
sbattendolo leggermente sulla scrivania, e poi disse in modo
scherzoso:
«La conferenza è finita… anche se adesso, come prima ora avete
educazione fisica, mi dispiace che ci sia voluto così tanto».

Diversamente dalle normali lezioni, prepararsi per l’ora di
educazione fisica richiedeva più tempo, poiché gli studenti si
dovevano cambiare, passando dalla normale divisa scolastica a
quella specifica per educazione fisica.
Mentre un ragazzo prendeva i suoi abiti per educazione fisica
dall’armadietto sul corridoio, una ragazza iniziò a frugare in un
sacchetto di plastica.
«Gli abiti per educazione fisica vanno bene?» chiese Basara lungo il
corridoio.
«…non ti preoccupare, non li useremo oggi» annuì Yuki in risposta.
«…ahh, giusto» disse improvvisamente una voce lì vicino.
Nel programma estivo della Hijirigasaka Academy erano presenti delle
lezioni in piscina. Questo era stato possibile perché vi era la
disponibilità di una piscina coperta con tanto di sauna, che
permetteva agli studenti di non morire di freddo nel caso le
temperature si fossero abbassate troppo.
Chiaramente le ragazze e i ragazzi non facevano queste lezioni
insieme, dunque Basara e gli altri avrebbero dovuto fare
educazione fisica normalmente, mentre Mio, Yuki e le altre ragazze della classe
sarebbero andate in piscina.

«Te l’avevo detto ieri, te lo sei subito dimenticato?».
«Colpa mia. Ero un po’ distratto».
Nel sentire la scusa di Basara, Mio alzò il sopracciglio e Yuki fece
uno sguardo perplesso.
«…anche se ieri sera hai visto sia me che Naruse-san in costume da
bagno?».
«O-Ohi, Yuki…».

«Nonaka!».

Mio e Basara si spaventarono nel momento in cui Yuki rivelò la
cosa. In quel momento…
«…».
Una minacciosa atmosfera si formò alle spalle di Basara. Sì,
probabilmente si trattava di istinto omicida. Incapace di voltarsi per
quanto era spaventato, Basara percepì i loro sguardi dirigersi verso di
lui. Lo fissavano. Gli altri ragazzi lo stavano fissando.
Erano passati quattro giorni da quando Yuki aveva iniziato a vivere
con lui e Mio. E questo lo sapevano bene sia quelli della sua classe
sia l’intera scuola.
…beh, non ci si poteva fare molto… prima o poi lo avrebbero
scoperto comunque…
Percependo una intensa gelosia dagli altri ragazzi della sua classe,
Basara sospirò. Nella Hijirigasaka Academy, ragazze come Mio
Naruse e Yuki Nonaka non avevano rivali in quanto bellezza.
Visto che in quel momento stava vivendo insieme con entrambe, un
po’ di gelosia era comprensibile.
Infatti, Basara aveva già visto Yuki e Mio in costume da bagno.
…che poi era stato quello il motivo per cui se n’era dimenticato.
A Basara ritornò in mente il perché si era dimenticato che
Yuki e Mio avessero l’ora in piscina. Nel momento in cui lo ricordò,
gli venne voglia di dimenticarlo di nuovo. Mio e Yuki si erano
mostrate a lui nei loro costumi da bagno a causa di quella pervertita
piccola succube che viveva con loro.
Com’ era da aspettarsi, la furbizia di quel Demone aveva fatto sì che
diventasse una sfilata di costumi da bagno.
Che vergogna. Tutta la notte Yuki e Mio gli erano rimaste in
mente. Quelle due, in costume da bagno, mentre mettevano in mostra
i loro corpi proprio di fronte ai suoi occhi. Basara arrossì e abbassò
lo sguardo mentre prendeva la sua divisa da ginnastica dall’armadietto.

«Ci vediamo dopo, ragazze. Takigawa, andiamo».
«Ehh…? Ah, oh… già… ma perchè stai correndo così velocemente?! È
pericoloso, Basacchi! Che fretta c’è?!».
Basara, mentre stava ancora parlando, aveva afferrato il braccio di
Takigawa ed era corso via lungo il corridoio, ignorando la sua
sorpresa e cercando di camminare più rapidamente possibile. Mio e Yuki li
osservarono con un espressione vuota e lasciarono che gli altri
ragazzi continuassero a squadrarli da dietro. Sarebbe stato pericoloso
riportare ancora una volta alla memoria ciò che era successo la sera
prima.
Andare in infermeria per del sangue dal naso prima ancora che la
lezione di educazione fisica fosse iniziata, sarebbe stato decisamente
eccessivo, in qualsiasi circostanza.
Mentre si stava cambiando, Basara Toujou cercò di farsi notare il
meno possibile… a causa di ciò che era successo cinque anni prima.
Le cicatrici, memori delle ferite subite quando la tragedia aveva
colpito il Villaggio della Tribù degli Eroi, erano disseminate in tutto
il suo corpo. Non potendo rivelare la verità, era solito dire che
fossero il risultato di un incidente stradale avvenuto quando era
giovane.
Nel momento in cui aprì l’armadietto d’acciaio e si tolse la camicia
della divisa scolastica:
«Non importa quante volte le vedo… quelle cicatrici mi lasciano
sempre stupito» disse Takigawa in tono compassionevole. Anche lui
si stava cambiando per l’ora di educazione fisica.
«La ferita che ho subito quando ero al villaggio ha una lunga storia,
ma è stato davvero un terribile avvenimento».
Takigawa, che proveniva dal Regno dei Demoni, sapeva che Basara
in passato era stato un Eroe del Villaggio.
«Eh? Ti sei già cambiato?».
Si trovavano già alla fine del secondo trimestre ed era passato quasi
un mese da quando Basara si era trasferito. Era normale che avesse
già tessuto una ragnatela di bugie intorno a lui. Come per i muscoli
che coprivano tutto il suo corpo: aveva raccontato che fossero frutto
degli allenamenti per la riabilitazione necessaria dopo l’incidente.
In ogni caso, le giustificazioni non cambiavano il fatto che fosse
poco piacevole da guardare. Per tanto, per evitare di essere sotto
l’occhio di tutti, Basara usava l’armadietto un fondo alla stanza.
Essendosi messo la divisa da ginnastica, Basara mise la sua uniforme
scolastica sull’appendiabiti all’interno dell’armadietto.
«Di certo c’ hai dato dentro» disse Takigawa nel momento in cui si
finì di cambiare.
«Che intendi?» chiese distrattamente Basara di rimando.
«Uh… possibile che al tuo villaggio ci siano altri con questo genere di lesioni,
Basacchi? Eppure, includendo Nonaka e i tuoi colleghi che sono venuti
l’altro giorno, avevano dei corpi ben tenuti e privi di cicatrici. Hanno
per caso delle buone medicine o c’è tipo un qualche dottore speciale
laggiù? Eppure le tue cicatrici sono in bella vista, Basacchi. E…
Basacchi, non è che un tuo compagno si è ritrovato nel tuo identico
stato? Sarebbe terribile».
Alle parole di Takigawa Basara non rispose.
Anche se si era alleato con Takigawa, non gli aveva parlato della
tragedia di cinque anni prima.
Non poteva parlarne incautamente. Poteva perdere più di quello.
Avendo tali pensieri in testa, Basara non ne aveva parlato
dettagliatamente nemmeno con Mio e Maria. Tuttavia, Takigawa era
comunque in grado di farsi un idea della situazione di Basara.
«Non c’è soluzione, visto che è stata colpa mia» disse Basara
chiudendo l’anta dell’armadietto e alzando lo sguardo… al cielo oltre
la finestra.
I suoi pensieri si diressero al suo lontano Villaggio, là dove era
cresciuto.
Mentre guardava dalla finestra, si accorse di una ragazzina giù a terra
che camminava e saltellava.
«Che…?!» disse involontariamente Basara, aggrappandosi alla
finestra in preda al panico. Spalancò la finestra e si sporse in avanti.
Con la coda dell’occhio vide la ragazzina al di fuori dello spogliatoio
maschile voltare l’angolo.
L’ingresso della scuola era poco più avanti. La ragazzina oltrepassò
l’ingresso mantenendosi composta. Per un momento gli parve che
sorridesse. Un terribile e violento presentimento lo travolse.
«Che c’hai, Basara?».
«Non va bene, Takigawa. Mi è venuto un improvviso mal di testa, e
mi sento svenire… quindi non farò educazione fisica. Fammi un
favore, coprimi tu con l’insegnate!» disse Basara nel momento
quando corse via dallo spogliatoio maschile.

PARTE 2

Maria Naruse entrò a far parte dell’Hijirigasaka Academy ed era così
giunta al luogo predestinato. Entrò a far parte della classe di Basara e delle altre.

Anche se la classe era un po’ distante dall’ingresso, Maria non era
stata fermata da nessuno. Prima di entrare all’interno della scuola,
aveva lanciato una magia che l’aveva resa invisibile alla gente
comune.

«Uhm… oh, è questo il suo posto».

Maria entrò in classe con passi veloci e si fermò davanti ad uno specifico banco. Quindi, facendo scorrere la sedia dal banco, vi si sedette con un cenno soddisfatto.

«Quindi questa è la sedia di Basara… il suo posto. Sono sicura che in
classe si immagini sempre di farlo… no? Oh, Basara-san, sei
davvero un…».

Maria fece una battuta oscena e rise.

«Per far sì che Basara-san possa fare questo genere di cose, ecco qui
la mia bellissima, fantastica, magica ma…».

«…come se te lo potessi permettere!».

Improvvisamente venne colpita da dietro.

«Ouch! Cos… Basara-san, perché sei qui? Dovresti essere a fare
educazione fisica ora!».
Con un’espressione stupita, la piccola pervertita succube si voltò in quel momento.

«Veramente quest’ uomo”

A dispetto del suo aspetto infantile, Maria Naruse era una ragazza
che riusciva ad unire il carino al sensuale, facendo gemere Basara
involontariamente.

A causa di ciò, non poteva abbassare la guardia contro di lei. Pur
avendo un corpo da bambina e la mentalità di un innocente, il suo
fascino femminile riusciva comunque a stimolare incredibilmente gli
istinti di un uomo.
Basara, mentre sopprimeva il disagio che stava provando, disse:
«…ti ho intravista dalla finestra dello spogliatoio. Ed è per questo
che ora non sto facendo lezione».

Mentre lo diceva, il viso di Maria si riempì ancor più di gioia.

«Oh oh… Non avrei mai detto che Basara-san fosse così vivace e
preoccupato per me da decidere di saltare la lezione».

«A-Ah, direi che mi sentirei più morto che vivo… se ti
lasciassi sola, sono sicuro che inizieresti a farne una delle tue…
Quindi? Che cavolo stavi combinando davanti al mio banco?».

«Stavo per lanciare una magia per far si che le ragazze iniziassero a
volersi massaggiare le loro parti più sensibili sui quattro angoli di
questo banco».

«Perché dovresti uscirtene fuori con una molestia del genere?!».

«Eh? Non vuoi un’orgia a cinque sul tuo banco?».

«Certo che no! Voglio un banco normale!».

L’umore di Maria calò a picco.

«Che peccato. Sarebbe stato di sicuro il miglior banco della scuola,
dove tutte avrebbe fatto la fila per farlo».

Addirittura ritrovarsi a fare la fila per una cosa del genere. Per certi
versi aveva appena dipinto un’immagine infernale.

«Santo cielo… sei venuta qui all’improvviso per combinare uno dei
tuoi soliti casini?».

«Eh? No, non è così! Proprio no! Scusami Basara-san, ma che idea
hai di me?».

«…».

«Che crudeltà! Il tuo rimanere in silenzio è veramente una risposta
maleducata!» disse Maria furiosamente.

«All’inizio eravamo solo
Mio-sama ed io. Prima che comparissi tu, ero solita venire per vedere
se c’erano problemi e controllare che fosse al sicuro. Poi sei
comparso tu e questo genere di controlli non li ho più fatti, almeno
fino ad ora. Ecco, ero venuta a controllare che fosse tutto a posto».

«Capisco. Non hai torto…».

«Ecco. Ah, visto che ti ho fatto saltare la lezione tanto attesa, Basara-san, se ti va, mi accompagneresti? Insieme controlleremo meglio».

«Guarda che non mi importa molto di aver saltato una lezione… e mi ansioso per la lezione. Però hai ragione, sarà meglio andare
insieme. Tuttavia, si metterà male se verremo scoperti a girovagare
per la scuola durante le lezioni».

«Visto che c’è la possibilità di essere scoperti, sarà meglio
prepararci, no? E poi, Basara-san, non sei un ex-Eroe? Dovresti
sapere come nasconderti dafli occhi delle persone, mi sbaglio?».

«No, non ti sbagli. Tuttavia, anche se posso passare inosservato…
perché passi da un estremo ad un altro?».

Visto che la loro esistenza veniva celata alla gente comune, una delle
abilità di base che venivano insegnate agli Eroi era il modo di
cancellare la propria presenza agli occhi delle persone. Di norma
veniva usata mentre ci si insinuava in una situazione infernale, o cose
così… Per Basara e per Yuki era possibile agire segretamente senza
che nessuno lo scoprisse.

«È per il bene di Mio» disse lei con un volto serio. Dopo averci
pensato per un po’…

«Capito. Verrò con te» rispose Basara con un cenno.

Un minuto dopo.

«Ehm, Maria…».

A bassa voce Basara Toujou la chiamò, pieno di rimpianto.
Basara in quel momento si ritrovò di fronte al luogo che Maria
voleva ispezionare per garantire la sicurezza di Mio. Mettendo la
sicurezza prima di tutto, Basara si era unito a Maria per controllare
che fosse tutto a posto, tuttavia lei lo aveva portato davanti ad un
luogo a cui gli uomini era proibito l’accesso: il bagno delle donne.

«Perché stai esitando, Basara-san?».

«Ehm… il problema non è la mia esitazione in questo momento».

Parlando a bassa voce, quella pervertita di una piccola succube disse con calma:
«No, è proprio questo il problema. Basara-san, di cosa ti vergogni?
Alla fine ogni toilette è isolata. Se abbassiamo la guardia, il nemicò
avrà la possibilità di mettere in atto dei piani. Qui a scuola questo è il punto decisamente più debole per noi. Quindi perché stai esitando?
Non vorrai dirmi che qualora Mio venisse attaccata in un bagno, non mi
aiuteresti nel difenderla?».

«Certo che la difenderei…».

«Allora, in vista di un’emergenza, come potresti pensare di agire se
non sai nemmeno cosa sta succedendo all’interno del bagno?».

«Non è così. In caso di situazioni simili, potresti
informarmi tu e…».

«Ascoltare la descrizione di qualcosa, anche un centinaio di volte, non può reggere il confronto con dargli direttamente un’occhiata.
Come potresti agire nella più completa sicurezza senza nemmeno
vedere la situazione al suo interno?».

Maria sospirò con delusione.

«…ho capito».

Basara, non avendo più scuse, annuì. Certo, in caso ci fosse stata
una situazione di pericolo, non ci sarebbe stato tempo per sentirsi
esitanti o per vergognarsi. Se pensava per prima cosa agli interessi di Mio, era chiaro che avrebbe dovuto rispettare la sua privacy.
Tuttavia, questo non gli avrebbe permesso di garantire il massimo
della sicurezza. Pertanto Basara Toujou si decise ed entrò nel bagno
delle donne. Ovviamente questa era la prima volta che lo faceva. Nel
momento in cui appoggiò il piede sul pavimento di quel luogo
proibito, Basara sentì crescere dentro di sé un senso di colpa.

«…oh, anche se venissi scoperto, saresti al massimo sospeso da
scuola».

Ma era comunque il peggior motivo per essere sospesi. Cose come
saltare le lezioni e intrufolarsi nel bagno delle donne, rischiavano di
danneggiare il modo di pensare di una persona.

Tuttavia, nel momento in cui avanzò nel bagno delle donne, Basara
smise di pensarci.

«Chissà come sarà.
Basara, dando voce ai propri pensieri, si girò intorno per guardare meglio il bagno delle donne, visto che si trattava della prima volta in tutta la sua vita.

«Com’è? Differisce molto da come te lo eri immaginato?».

«…un po’».

Differiva da come se lo era immaginato per un paio di cose.
Chiaramente, lui era lì per assicurarsi che, qualora succedesse
qualcosa lì, non si ritrovasse con uno svantaggio ambientale.

«Basara-san, per favore dai un’occhiata ai vari cubicoli, giusto per sicurezza».

Come Maria aveva suggerito, Basara, per dovere, controllò tutti i
cubicoli uno ad uno. Controllò ogni porta e vide se vi erano eventuali
problemi, anche nel funzionamento delle serrature.

«Ho fatto… Sembra che non ci siano problemi qui».

«Eh… hai già fatto? C’è qualcosa o qualche luogo che ti
impensierisce?».

Maria sembrava delusa. Ma sembrava anche che non volesse fare
marcia indietro.

«Non sembra che ci sia nulla… no, controllo giusto una cosa per
sicurezza».

«Ooh, Basara-san ha iniziato ad interessarsi al bagno delle donne?
Forza, dimmi tutto!».

«Perché gioisci per cose inutili…? No, beh, non è una gran cosa.
Quel coso in mezzo ai cubicoli cos’è? Un piccolo cestino? L’ho visto
appena entrato nella stanza».

«Ah…? Basara-san, non sai cos’è? Anche se sei già uno studente
delle superiori?».

«Che? Perché è strano che uno studente delle superiori non lo
sappia?».

Non sapendo proprio a cosa Maria si stesse riferendo, Basara
istintivamente si sentì a disagio.

«No, non intendevo in quel senso… ah, ma poi, Basara-san, che è
nato in una terra lontana lontana, è possibile che non conosca la
questione…».

Maria lo disse quasi a dar voce ai propri pensieri, quindi mise
entrambe le mani sulle proprie guance quasi si fosse arrossita
improvvisamente.

«Uwaaa~ impossibile, ho scoperto il lato puro di Basara-san! Anche
pensando che lui faccia tutte quelle cose con Mio-sama… Veramente
non sai cos’è?».

«Già, colpa mia. …sfortunatamente nel bagno dei maschi non c’è
una cosa del genere».

«È ovvio. Serve solo alle donne».

«Ah sì…? Eppure non c’è nulla di simile nel nostro bagno a casa».

«Perché se Basara vi fosse all’interno, Mio-sama e Yuki-san si
sentirebbero imbarazzate ad usarlo».

«…imbarazzate? Allora perché ci dovrebbe essere una cosa del
genere dentro un bagno?».

«Iyaa~n, non ne hai proprio idea, Basara-san? Sei veramente un
ragazzo puro!».

«Ehi, stai alzando troppo la voce!».
«Non ti preoccupare. La mia voce non può essere sentita dalle
persone normali!».

«Rimane comunque troppo rischioso. Comunque, sbrigati a dirmi
che cos’è!».

Voglio andarmene da qui. Prima che qualcuno vi entri!

«Aspettate un secondo. Basara-san sta per fare un passo in avanti
verso l’età adulta. Sapere la verità dietro questa cosa è uno dei più
affascinanti sviluppi di sempre, sto avendo una discussiine nella mia
mente per ragionarci meglio».

«Smettila di dire scemenze…» iniziò a dire Basara, ma venne
interrotto.

All’improvviso, l’espressione di Maria cambiò totalmente, e – in
allerta – alzò lo sguardo verso il soffitto.

«…».

«Che succede?».

Basara guardò il soffitto con uno sguardo serio, ma non trovò
nessuna stranezza.

Tuttavia…

«Questa presenza…».

Appena detto ciò, Maria corse immediatamente fuori dal bagno delle
ragazze.

«Oh, ehi… Maria?».

Inseguendola in fretta, Basara si sentì nervoso e impaziente.
Erano già a metà della prima ora: non c’era rimasto poi così tanto
tempo.
Possibile che sia comparso un nemico?
Maria, diversa dal solito, stava correndo su per le scale. Tuttavia,
dopo aver raggiunto l’ultima scalinata, poco prima della porta che
dava al tetto, Maria si fermò improvvisamente.

«…».

Trattenne il fiato, e davanti al suo sguardo, Maria – con
un’espressione seria in volto – girò la maniglia.

La porta sul tetto si aprì.
Basara, seguendo Maria, aveva anche lui raggiunto il tetto,
trovandolo deserto.
Tuttavia ciò non fece rilassare Basara.

C’erano molti punti ciechi lassù, tra cui l’ombra tra la torre di
raffreddamento e la cisterna.
E soprattutto, anche se debolmente, si percepiva il respiro di altre
persone oltre a Basara e Maria.
In qualche modo sembrava che si trovassero dall’altra parte del tetto.
Quindi Basara e Maria si guardarono e annuirono, per poi entrare in
azione.
Avvicinandosi al punto critico, per prima cosa Maria sbirciò per
vedere la situazione dall’altra parte.

«Bingo! Come mi aspettavo, sono qui quindi».

Sentendola pronunciare tali parole, Basara deglutì. Da quel che
riusciva a percepire, ci dovevano essere due persone dall’altra parte.
Secondo Takigawa, sotto Zolgear vi era una problematica subordinata. Potevano essere loro due. Onestamente, combattere ora contro due forti Demoni era impossibile. Se dovevano passare all’attacco, era necessario almeno un piano per farlo.
Pensando questo, Basara Toujou mise il volto vicino a quello di Maria per sbirciare e li vide. I due Demoni di grande forza che aveva immaginato… non c’erano.

«…dimmi, Maria».

«Che c’è, Basara? La tua voce è troppo alta. Potrebbero accorgersi di
noi».

«Che diavolo sta succedendo?».

In quel momento Basara stava vedendo qualcosa di incredibile.
Aveva domandato giusto per esserne sicuro.

«Eh? Lo stai vedendo e ancora non hai afferrato? Questa cosa si
chiama: “Saltare la lezione per andare sul tetto a fare cose con la fidanzatina”3».

«…ah. Per me è un grande equivoco».
Tutte le cose che aveva pensato vennero spazzate via. L’atmosfera
seria di poco prima era scomparsa.

«non dirmi che… questo è il risultato di una magia da succube?».

«Oh caro, non farti un’idea sbagliata. Basara-san, se usassi la mia magia di ammaliamento non finirebbe in una cosa tanto semplice e innocente come questa…».

Ah-ah-ah. Come può una persona esserne orgogliosa? Proprio ora,
quanto mi piacerebbe colpire questa loli… sarebbe stato proprio
bello per Basara farle sentire con un martello tutto l’affetto che
provava come fratello maggiore. Nel momento in cui il pugno destro
di Basara iniziò ad emettere un’aura incandescente, il pugno – sul
punto di colpirla – si fermò improvvisamente.

Maria era così dedita a sbirciare che le brillavano gli occhi. Si sentiva felice.

3
“slipping out of the classroom to cut class, A couple who seeks ecstasy and thrill by secretly
making a love affair in the rooftop”. Lo ammetto, qui mi sono concesso molta liberta, ma ci
stava troppo bene. ☺

«Cavolo».

Basara Toujou si ritrovò senza forze. Distogliendo lo sguardo dalla
scena, si appoggiò al muro. Sovrappensiero, guardò al cielo.
Sono un po’ troppo impaziente?
Come aveva detto Takigawa, Zolgear mirava solo a Mio, e in qualche modo Basara stava perdendo la sua compostezza. Anche se poteva essere solo una scusa.

Takigawa gli aveva detto che Zolgear era un Demone di alta classe
dal notevole potere. Che abbia un titolo nobiliare, tipo quelli
medioevali?

Duchi, Marchesi, Conti, Visconti, Baroni: erano questi cinque i titoli
della nobiltà demoniaca. Essi venivano dati a seconda della forza
combattiva nella fazione demoniaca.
Il Duca stava in cima ed era considerato alla pari di un Signore dei Demoni, subito dietro lo seguivano i Marchesi, tipo Zolgear.
Il nemico era troppo potente per essere combattuto frontalmente. Se
avessero deciso di combatterlo direttamente, l’unica possibilità che
avrebbero avuto sarebbe stata trovare un punto debole per
sconfiggerlo. Ma anche per il nemico la questione era simile. Se
Zolgear voleva solamente Mio, probabilmente avrebbe tentato di
evitare lo scontro.

Tuttavia, questo era tutto ciò che Basara poteva dire.
Zolgear aveva ucciso i genitori di Mio. Lei lo doveva odiare più di
chiunque altro.
Mio Naruse combatteva per vendicare la morte dei suoi genitori. E
poi…

Basara era a conoscenza del fatto che Mio a volte aveva degli incubi
notturni, in fondo vivevano sotto lo stesso tetto. All’improvviso, un
giorno, mentre viveva la sua vita da ragazza normale, la sua preziosa
famiglia le era stata portata via. E quindi le era stato detto che era la
figlia del precedente Signore dei Demoni e che era stata presa di mira
perché aveva ereditato il suo potere.
Doveva essere stato un shock tremendo. Mio non era per niente forte.
Era diversa da Basara, che era stato addestrato un po’ per tutto.
Eppure, Mio non si era arresa alla tragedia che l’aveva colpita, ma
l’aveva affrontata… perciò Basara Toujou l’avrebbe protetta a
qualunque costo.

Anche se non era più un Eroe e non aveva più lo scopo di proteggere
il mondo, lui avrebbe protetto fino alla fine la famiglia che viveva
con lui, Mio e Maria, così come Yuki.

«Ah ~ non va bene, non va bene per niente. Sei ancora troppo
indifferente. Gli effetti collaterali di un’educazione senza pressioni hanno raggiunto anche questo posto. Assolutamente deplorevole. Il futuro di questo paese mi preoccupa».

Anche se era fin troppo dedita ai propri istinti, quella perversa
piccola succube era un importante membro della sua famiglia.
Facendo un’eccezione, la tollerò mettendo in mostra un gran cuore,
dimostrando un amore fraterno più grande del mare.

«Scusami Basara-san, non posso rimare qui un secondo di più. Un
momento, voglio che quei ragazzi scoprano il piacere di usare lo
sciroppo d’acero!».

«Aspetta… da dove cavolo hai preso quella bottiglia?!».

Neanche un santo può sopportare in eterno!

Maria, sorpresa, sbatté le palpebre:
«Eh? Beh, visto che non ho con me una torta da far spalmar loro
addosso…».

«Sei un’idiota? Aspetta, questa cosa era successa in un mio
sogno…».

«…? Che sogno?».

«…quello… eh? Qualcosa non torna…».
Maria aveva parlato di “una torta da spalmarsi addosso”…

Dopo che Basara si era trasferito nella Hijirigasaka Academy e si era
rincontrato con Yuki, lui e Mio avevano fatto un bagno insieme al
fine di mostrare e rafforzare la fiducia che aveva in lei. Il fatto che avesse fatto un bagno con Mio e Maria era indiscutibile, ma era
anche vero che era svenuto a causa di tutto il sangue che gli era uscito dal naso dopo che Mio gli aveva lavato la schiena con il suo seno. Basara era convinto che la parte della torta fosse stata solo un
sogno. Eppure, se anche Maria se lo ricordava…

«Ah, giusto… era un sogno quello, hai ragione. Fare delle cose del
genere…».

«Che? Un attimo… cosa significa tutto questo?».

Non ci posso credere. Sta praticamente dicendo che quella cosa era successa veramente?

«Va tutto bene, Basara-san. Si tratta di una condizione dove l’eccitazione che supera la ragione, causando un incontrollabile azione istintiva… Alcuni sogni mostrano nell’inconscio di una persona cosa sono veramente, quindi in realtà non è che cambia poi molto».

«…».

«Oh mio… Qual è il problema, Basara-san? Ti stai comportando
come in certi manga, dove all’improvviso c’è quello che si prostra ginocchia a terra e mani in avanti. Forza, alzati, l’uniforme si
sporcherà tutta sennò».

«È stata colpa mia, Maria. Tuttavia, ti sarei davvero grato se potessi
stare un po’ da solo per un po’».

Invece di pensare alla pace del mondo, voglio riflettere su me stesso
fino al tramonto.

«Non puoi farlo, Basara-san. Ora sto controllando che tutto sia sicuro
per Mio-sama qui a scuola. E poi, facendo così tanto rumore
spaventerai la coppietta che sta qui. Quando avrò finito me ne
andrò».

Questo fu ciò che disse Maria Naruse.
«Ci troviamo in un momento in cui è meglio stare in allerta…
prevenire è meglio che curare».

PARTE 3

Con uno sguardo trionfante e accompagnata da Basara, Maria controllò un po’ qui e un po’ là, e dopo aver raggiunto la destinazione:
«…prima là, ora qui?».

Basara gemette nel ritrovarsi di fronte allo spogliatoio delle ragazze.

Inoltre, non si trattava dello spogliatoio per educazione fisica, ma
quello con le docce all’interno vicino alla piscina.In momento Basara si fermò all’ingresso:

«Cos’hai che non va, Basara-san? Smettila di perdere tempo a star
fermo lì impalato e vieni subito dentro».

«Devo entrare per forza…?».

«Che c’hai sta volta…? Per il Basara-san che ha già conquistato il
bagno delle ragazze, entrare in un uno o due spogliatoi non dovrebbe
fargli tanta differenza».

«Smettila di dire cose ignobili. E quando avrei conquistato il bagno
delle ragazze?».

Non posso accettare ogni volta di essere accusato di cose tanto
detestabili…

«…piuttosto, come avevo previsto, qui non va per niente bene».

Si riusciva a sentire le voci delle ragazze che si trovavano all’interno
della piscina.
Velocizzando la cosa:

«Mio e Yuki sono di là?».

«Per questo è necessario controllare per la loro sicurezza».

Maria gonfiò il petto con orgoglio:

«È sicuramente così. Il nemico sceglierebbe o questo posto o il
bagno delle donne per colpire Mio-sama».

«Senti questa…».

Devi capire che anche questo è un caso speciale. Per favore, renditi
conto da sola della cosa.

«Invece credo che controllare lo spogliatoio non sia necessario, visto
che anche Yuki usa questa stanza. Nel caso in cui dovessero comparire nello spogliatoio, Mio avrebbe i suoi incantesimi di rivelamento e Yuki, percependo uno strano potere magico,
evocherebbe Sakuya. Nel caso di un pericolo imminente se ne dovrebbero rendere subito conto. Il nemico non si può permettere di andarci giù pesante: se facessero delle stranezze e attaccassero durante le lezioni, dovrebbero comunque erigere una barriera o qualcosa del genere».

«Basara-san, anche se non vuoi fare un controllo di sicurezza, sarebbe comunque meglio memorizzare com’è fatta la stanza, giusto per sicurezza. È la stessa cosa del bagno delle ragazze: se questo posto diventasse un campo di battaglia, potrebbero esserci delle cose
ti potrebbero ostacolare solo perché non lo sapevi. La prima ora finirà tra circa un quarto d’ora, se non ci sbrighiamo, ci imbatteremo in Mio-sama e le sue compagne di classe».

Maria tirò con forza verso di lei la mano del riluttante Basara.

«…devo solo vedere com’è la stanza, no? Posso andarmene subito dopo aver dato una veloce occhiata in giro».

Dicendolo, Basara fece un passo con riluttanza all’interno dello spogliatoio delle ragazze. Ma diversamente dal bagno, la stanza non era molto diversa dal corrispondente maschile. Le piastrelle e il colore
del controsoffitto era diverso, per il resto era molto simile allo
spogliatoio dei ragazzi.

«Può bastare. Andiamocene velocemente… Maria?».

Invece di rispondergli, Maria aprì uno specifico armadietto.

«Ehi, ehi! Che cosa stai…?!».

«No, non è abbastanza. Devo controllare che l’armadietto di Mio-sama sia come dovrebbe essere, giusto per sicurezza».

L’aveva trovato subito grazie all’olfatto da succube? Maria, assicuratasi che fosse l’armadietto giusto, iniziò a cercare tra le cose che c’erano al suo interno.

«Sembra che sia tutto a posto… giusto un attimo, Basara-san. Guarda
questo!».

«Cosa devo guardare? Qual è il problema… ehi!».

«Ehi~ sei proprio un pervertito, Basara-san».

«Eh…?».

Per un momento non riuscì a capire cosa era accaduto. Tuttavia, dopo qualche secondo, comprese che c’era qualcosa sulla sua testa…
le mutandine di Mio. E ciò gli fece perdere la pazienza.

«Questo…!».

Basara, ancora con le mutandine di Mio in testa, si avvicinò a Maria
e le afferrò entrambe le guance. Preso dalle emozioni del momento, quello era il miglior contrattacco che era riuscito a pensare.

«Nya~ Basharashan Basharashan, fha mhale fha mhale».

«Questa perversa piccola succube di certo è irritante! La prossima volta, la prossima volta vedrai…».

«…?».

«Ah, finalmente…!».

«La prima volta in piscina è veramente la peggiore…».

Si sentivano diverse voci provenienti dall’ingresso dello spogliatoio.

«Cosa…».

La campanella che avrebbe dovuto segnalare la fine dell’ora, non aveva ancora suonato. Eppure, anche se mancavano ancora una decina di minuti, le ragazze stavano ritornando nello spogliatoio prima?
Perché? Era impossibile che si fossero sentite tutte male.

«…no, non è questo. È ovvio…».

Aveva dimenticato una cosa basilare. Chi faceva lezione in piscina, di norma, aveva bisogno di più tempo per cambiarsi rispetto a chi
faceva una normale lezione di educazione fisica. Senza contare che sitrattava di ragazze: era ovvio che la lezione fosse finita prima. Basare aveva pensato tutto ciò nel giro di qualche attimo.

«Basara-san, nasconditi!».

«Asp…».

Maria lo trascinò di forza in un luogo che non si dovrebbe mai usare
come nascondiglio in uno spogliatoio. Uno spazio stretto e oscuro l’armadietto di Mio.

«Fuh~ c’è mancato poco, Basara-san».

Nel momento in cui Maria lo disse, le ragazze, finita la lezione di nuoto, entrarono nello spogliatoio una dopo l’altra. In poco tempo si sentì il rimbombo delle porte d’acciaio che si aprivano.

«Buttarmi qui all’improvviso! Cosa diavolo c’hai in mente?».

«Non c’era altra scelta se non rischiare. Oh no~ sono stata imprudente. Comunque, questa situazione ci permette di stare vicini-vicini, giusto Basara-san? Eheheh, Basara-sa~n».

«…sei fin troppo calma. Guarda che se Mio ci scopre, finiremoentrambi in fin di vita».

Presa in contropiede dalle parole di Basara, una grande quantità di sudore comparve sul volto di Maria.

«Cosa facciamo, Basara-san? Mi farà tanto male?!».

«Non preoccuparti… picchierà più me che te».

Si trovava in una brutta situazione. Essendo stato trascinato lì con
forza da Maria, si era ritrovato con le mani abbassate e non aveva la
possibilità di alzarle a causa dello spazio ristretto. E… non aveva fatto in tempo a togliersi le mutandine di Mio dalla testa.

«Uhhh, verrò sicuramente punita di nuovo. Mio-sama mi sgriderà,
come minimo».

«Ehi, cosa pensi di fare?! Ohi! Perché mi stai togliendo i vestiti?!».

«Beh, visto che finirò in fin di vita comunque, mi conviene molestare
sessualmente Basara-san il più possibile finché posso. Colgo
l’occasione per trasformare la disfatta in una opportunità.
Comunque… essere piccolina è conveniente, non trovi?».

Dopo aver detto questo, Maria riuscì abilmente a togliersi le mutandine in quello spazio ristretto.

«Smettila… Sto cercando un modo per uscire da questa situazione,
quindi vedi di non arrenderti così all’improvviso».

In quella situazione disperata cercò di farle cambiare idea. Tuttavia,
Maria alzò lo sguardo concentrandosi completamente su di lui:

«Fufufu. Beh, Basara-san… Perché non ti arrendi e fai un po’ di cosette con me?».

E proprio mentre lo diceva, una piccola mano entrò nell’uniforme di
educazione fisica di Basara.

PARTE 4

La lezione di nuoto era finita prima di quanto si aspettasse.

Le ragazze entrarono nella sauna per riscaldarsi, dopo si
fecero la doccia una dopo l’altra.

Yuki, entrata prima in una delle docce, chiuse poco dopo il rubinetto
ed iniziò ad asciugarsi con un asciugamano che aveva preparato.
Sentì quindi una piacevole sensazione, un morbido profumo che
sembrava avvolgerla. Si trattava…
…dell’odore di Basara.

Yuki di riflesso chiuse gli occhi. L’asciugamano che stava usando
era stato lavato a casa Toujou, usando lo stesso detersivo e lo stessoammorbidente usato per lavare i vestiti di Basara. Così, nel momento
in cui si avvolse l’asciugamano intorno a sé…

…è come essere abbracciati da Basara.

Il suo seno, i suoi fianchi, il suo sedere e le sue cosce… era come se
il suo intero corpo venisse toccato da Basara e riuscisse ad assorbire
il suo odore. Yuki avvolse le braccia intorno al suo stesso corpo, quasi ad abbracciarsi da sola, e rimase in quello stato finché non ne fu appagata, allora uscì dalla doccia in silenzio.

Passando tra le sue compagne di classe svestite, ritornò allo
spogliatoio femminile.

Mentre le ragazze della sua classe stavano animatamente discutendo
sui nuovi pettegolezzi che giravano per la scuola e faccende che
riguardavano la loro vita privata, Yuki in silenzio aprì il suo armadietto e tirò fuori il suo zaino. Mentre si stava mettendo la biancheria intima, comparve una ragazza al suo fianco, ovvero colei
che usava l’armadietto vicino al suo. Si chiamava Mio Naruse ed entrambe ora vivevano insieme a Basara. Il gruppo di Yuki era stato il primo a finire tutto, dalla sauna alle docce, mentre quello di Mio era stato l’ultimo gruppo ad uscire dalla sauna. Ora si trovavano entrambe davanti al loro armadietto solo grazie ad una casualità.
Dietro Mio c’erano Shiho Aikawa e Chika Sakaki. Erano entrambe
compagne di classe e care amiche di Mio. Intanto il volto di Mio si
fece sorridente nel parlare con loro.

«…».

Per un momento lei non si accorse della presenza di Yuki.

Mio Naruse era una delle ragazze più belle della scuola.

Il suo bel volto era paragonabile a quello delle idol che si vedono in
televisione, e quelle sue incredibile forme potevano far vergognare qualunque ragazza. Anche se la sua presenza metteva po’ troppo in
ombra le altre persone, la sua personalità era luminosa e amichevole.
In fondo i ragazzi della scuola la chiamavano “Principessa Mio” e i
suoi fan sembravano infiniti.

C’erano anche ragazzi che allo stesso modo chiamavano Yuki “Principessa Yuki”, ma essendo lei sempre taciturna e poco amabile, Mio era più popolare.

Tuttavia questo non la preoccupava. Yuki non si curava di ciò che gli
altri dicevano di lei. C’era una sola cosa che le importava: Basara.
Per Yuki Nonaka il ragazzo dal nome Basara Toujou era speciale.
Questo iniziò nel periodo in cui una ragazzina iniziava ad essere cauta con le persone vicine. E anche se era stato cacciato dal Villaggio, e anche se Mio era la figlia del precedente Signore dei Demoni, lui non c’aveva
pensato due volte a proteggerle.

Tuttavia… In quel momento Yuki Nonaka era ricolma d’ansia.

Aveva capito la ragione… Mio Naruse era una rivale di gran lunga più formidabile di quanto si aspettasse. E non c’entrava nulla la Tribù degli Eroi o il suo essere la figlia del precedente Signore dei Demoni. Mio era una formidabile rivale in quanto donna. L’aveva notato fin da quando avevano iniziato a vivere insieme, ma le sue emozioni diventavano ogni volta più forti. Non c’erano dubbi:
proprio come lei, anche a Mio piaceva Basara.

E anche se Mio era in un certo modo docile con Basara, sembrava che non avesse ancora realizzato i suoi sentimenti verso di lui.
Quanto tempo avrebbe impiegato per capirlo? Per Yuki, quella era
una situazione pericolosa. Mio riusciva ad essere più affascinante di lei.

Uno dei punti di forza della sua rivale era sicuramente la grandezza
del seno. Come la succube Maria aveva detto, Mio stava usando il suo incredibile seno per sedurlo, riuscendo a ridurre le distanze tra
loro velocemente.

Una coppa G. Era quattro volte la taglia di Yuki, che era una coppa
C*.
Un seno del genere riusciva a mettere in crisi anche il suo
costume da bagno. Aveva superato il livello che rendeva quel seno
un veleno per gli occhi: ormai la sua presenza era quasi un crimine.
L’ingenuo Basara sarebbe facilmente caduto in tentazione se venisse
sedotto con quei seni.

* Nota del traduttore:
I reggiseni in Giappone usano uno standard che è sostanzialmente identico a quello inglese.
La coppa G è per noi una sesta, mentre una coppa C è una seconda. Invece, riguardo al
discorso “quattro volte la taglia di Yuki”, quello non è facile da spiegare: da quanto ho capito,
si riferisce alla differenza in pollici tra la circonferenza del busto e la fascia del reggiseno.
Checker: comunque una coppa del genere guinness dei primati.

«…soffocare in quel costume da bagno di sicuro non sarebbe male».

«…Nonaka, hai detto qualcosa?» domandò con uno sguardo
perplesso Mio, avendo finito di parlare con Aikawa e Sakaki un
momento prima.

Si era voltata, dando mostra di quell’enorme seno.

«Sorvegliata di classe S-…» disse Yuki mentre guardava il seno di
Mio.

Non c’era confronto. Nella sua condizione attuale non poteva fare
nient’altro che rimanere in silenzio mentre fissava quei due seni da
Regina dei Demoni. Con un seno tanto pericoloso, le sarebbe piaciuto trasformarla direttamente in un obiettivo d’eliminazione di classe S e distruggerla con un rapido attacco. Tuttavia…

«…».

«Uhm… Per cos’è quel sogghigno?» chiese Mio quando Yuki
mostrò un sorrisetto.

In realtà, c’era ancora una speranza per Yuki. Una luce nell’oscura
differenza di seno tra lei e Mio. Come anche la succube le aveva
detto, il seno di una donna diventava più grande se palpato dall’amato.

…inoltre.

Il giorno in cui avevano iniziato a vivere insieme, Basara le aveva
detto del rapporto che aveva con loro e del potere della fazione demoniaca che stava braccando lui e Mio. Le aveva detto anche altre cose importanti, come anche il Contratto tra Padrone e Servo che esisteva tra lui e Mio.

E subito dopo Maria le aveva proposto che, se l’avesse voluto, anche
lei avrebbe potuto stipulare un Contratto tra Padrone e Servo con
Basara. Maria, una subordinata di Mio, voleva veramente che stipulasse quel contratto.

Anche se Maria capiva come Yuki non riuscisse a comprendere
cos’era veramente il contratto, aveva comunque suggerito di farne uno con Basara, spiegandole come permettesse di diventare insieme più forti, e le permetteva inoltre di proteggere Mio anche indirettamente. A dire il vero, Basara e Mio avevano di già aumentato la loro forza combattiva grazie al potere di quel contratto.

Yuki aveva accettato immediatamente la proposta di Maria, senza
domandare o sospettare alcunché.
Inoltre, per Yuki non c’erano svantaggi. In quanto serva di Basara,
sarebbero stati capaci di conoscere reciprocamente la posizione
dell’altro, oltre al fatto che avrebbe approfondito la loro fiducia per diventare più forti.

E soprattutto, quelle situazioni dove Mio riceveva quei trattamenti
spinti da Basara. Se lui e Yuki avessero formato un Contratto tra Padrone e Servo, si sarebbero trovate a parità di condizioni.

Alla fine, l’unica cosa che le importava era quella di approfondire il suo rapporto padrone-serva con Basara!

E anche se partiva in ritardo, Yuki Nonaka era convinta che non sarebbe mai stata inferiore a Mio in quell’aspetto.

Poteva dire con certezza che lei era di gran lunga più obbediente di
Mio. Perciò…

«…non vedo l’ora che arrivi stasera» disse Yuki, voltandosi verso Mio.

«Che…» rispose lei, cambiando radicalmente espressione.

Yuki, tuttavia, non si curò della reazione di Mio e iniziò a mettersi la biancheria intima. Lentamente, alzò le mutandine dai piedi, facendole scivolare tra le cosce e stringendole tra il suo sodo sedere.

Come se si fosse dedicata al promettente futuro, una coppa G, che
era un reggiseno senza gancio, velocemente si mise l’uniforme
scolastica e si diresse all’uscita dello spogliatoio. Yuki Nonaka si
sentiva calma ad ogni singolo passo.
Perché nel giro di diverse ore, quando la luna piena sarebbe stata alta in cielo, lei e Basara sarebbero stati padroni della camera da letto.
Mentre guardava Yuki di spalle uscire dallo spogliatoio, Mio Naruse
pensò:

“Che… di cosa sta parlando? Vuole veramente fare un contratto con
Basara?”

Yuki aveva accettato con estrema facilità la proposta di Maria.

Eppure Maria le aveva spiegato in cosa consistesse il Contratto tra
Padrone e Servo. Yuki sapeva delle esperienze che Mio stava avendo a causa del contratto – ne aveva vista una con i propri occhi! – eppure…

…sicuramente Nonaka è calma.

Nello stato attuale del Contratto tra Padrone e Servo, solo Mio e Maria vi erano menzionate. Tuttavia, anche se la magia usata era di origine demoniaca, in contrasto con i principi della Tribù degli Eroi,
Yuki ancora desiderava formare un contratto con Basara. Yuki non avrebbe esitato neanche un secondo: accettando avrebbe avuto la possibilità di diventare più forte con Basara.
E, quando Basara si era opposto all’idea perché non voleva che Yuki
venisse trascinata in quel casino, la sua gentile e docile personalità
riuscì a far capovolgere la situazione e a persuaderlo.

Maria l’aveva proposto. Yuki lo voleva. Basara si ritrovò in
minoranza, quindi accettò. Mio, esattamente come in questo
momento, non poté fare nulla per fermare Basara e Yuki dal formare
un contratto.
Usare il potere di Mio per il contratto era poi fuori discussione: la sua caratteristica avrebbe ucciso il servo non appena quest’ultimo
avesse tradito il padrone. In fondo, Mio aveva ereditato il potere del
precedente Signore dei Demoni Wilbert.

“…cosa posso fare?”

Più ci pensava, meno riusciva a rimanere calma. Yuki era incredibile,
oltre ad essere molto bella. Non c’era confronto tra lei e quella eterea bellezza. Non si chiamava “Principessa Yuki” tanto per far scena.

E poi, Yuki e Basara erano amici d’infanzia. Aveva passato con lui
molto più tempo di Mio. Si erano conosciuti da poco lei e Basara e la
connessione tra Yuki e Basara con il Contratto tra Padrone e Servo
sarebbe stato ottima per Yuki. Tuttavia, anche se Basara e Yuki
facessero un contratto, Yuki si sarebbe ritrovata allo stesso livello di Mio.

E se… la maledizione della succube si fosse attivata su di lei di
fronte a Basara…?

“…Nonaka si sottometterà sicuramente meglio di me…”

Yuki, in un modo o in un altro, riusciva ad approcciarsi aggressivamente nei confronti di Basara. Se Yuki avesse fatto un
contratto con lui, si sarebbe sottomessa a Basara immediatamente,
rafforzando il loro rapporto e lasciando Mio indietro. Anche nel
combattimento contro Byakko, Yuki aveva dimostrato un incredibile
potere.

«…anch’io».

Poteva fare di meglio, se ci avesse provato con maggiore tenacia…
mentre quei sentimenti vorticavano nel suo animo, Mio aprì la porta
del suo armadietto.
Smise di pensare.
Smise di muoversi.
Il suo viso impallidì. All’interno dell’armadietto, c’era Basara vestito con l’uniforme di educazione fisica e aveva le mutandine di Mio infilate in
testa.

«…».

«…».

Con una cosa del genere comparsa all’improvviso senza nessuna
spiegazione, un imbarazzante silenzio calò tra Basara e Mio. Non che una persona potesse riuscire a far finta di nulla vedendo una cosa del genere.

Da dentro l’uniforme di educazione fisica di Basara spuntava una testa di una ragazzina che si era infilata nella sua maglietta e nuda faceva un twerking (checker: pensiamo tutti cos è, nel caso muovere a destra e sinistra il sedere velocemente) con quel piccolo sedere.

«Ahh Ahh, Basara-san, non è piacevole?».

Il fatto che stesse parlando nel dialetto del Kansai* rendeva il tutto
ancora più strano. Sicuramente aveva lanciato l’incantesimo che li rendeva invisibili agli occhi delle persone normali. E poi, visto che lei e
Yuki non erano riuscite ad accorgersene, probabilmente avevano
anche celato la loro presenza quei due. Quindi Mio fece un passo indietro in silenzio ed era sul punto di calciare quello sculettante sedere
così forte da far arrivare Maria fin sulla luna.

*Nota del traduttore: Regione a sud di Tokyo. In Kansai c’è anche la vecchia capitale del Giappone, Kyoto.

«Che c’è che non va, Naruse-san?».

«Kyaaaaaaaaa?!».

Sentendosi chiamare, saltò sul posto, e alla velocità della luce chiuse
violentemente l’anta dell’armadietto.

«…scusami, sembravi persa nei tuoi pensieri… non volevo
spaventarti» disse Shiho Aikawa accanto a lei.

Nel vedere quella reazione esagerata, ora la fissava sorpresa.
Aikawa si era già tolta il costume da bagno e aveva finito di prepararsi per andare alle docce. Vicino a lei c’era Chika Sakaki.

«Naruse-san, non ti sei ancora tolta il costume? Ci dobbiamo
sbrigare ad andare alle docce, non abbiamo molto tempo».

«Ah, già… okay».

Alle parole di Sakaki, Mio rispose ambiguamente in quel momento.

«O forse… non riesci a toglierti il costume a causa di queste tette
enormi… non è che ti serve aiuto?».
Aikawa prese un po’ in giro mentre con entrambe le mani le afferrava il seno. In quel momento, Mio cercò disperatamente una scusa.

«No… più che quello… voi due andate avanti. Non mi sento bene in
questo momento».

«Tutto okay? Si tratta di nuovo di anemia? Ti dobbiamo portare in
infermeria?».

Aikawa smise di scherzare e si iniziò a preoccupare.

«Sto bene credo. Ho solo bisogno di riposarmi un attimo e verrò subito. Prima di ciò, vi posso chiedere un favore…».

A Mio era venuta in mente un’idea per superare quella pericolosa
situazione.

«È ancora la prima ora, giusto? Vorrei anch’io farmi una doccia…
odio l’odore del cloro. Ma potrei fare un salto in infermeria, quindi
potrei fare tardi nella prossima ora. Per favore, ditelo all’insegnante».

«Ho capito. Non affaticarti, okay?».

«Glielo dirò io all’insegnante, non ti preoccupare».

Le due ragazze lasciarono Mio e andarono alle docce. Confermando
il fatto che sempre meno ragazze erano rimaste nello spogliatoio,
Mio affrontò il problema all’interno dell’armadietto e disse:

«…se ne stanno andando tutte. Fino ad allora, aspetterò qui».

Quindi continuò con una voce gelida disse.

«Al pervertito che sta indossando delle mutandine in testa e alla
pazza che si è denudata, vedete di farvi trovare in un aspetto decente
quando aprirò l’anta».

Andrà tutto bene?

«Altrimenti là dentro diventerà proprio un forno».

Aikawa e Sakaki erano tornate dalle docce. Le aveva mandate via
con la scusa che non si sentisse bene. Tutte le ragazze ad eccezione
di Mio avevano finito di cambiarsi e avevano lasciato lo spogliatoio.

«…mmm… In pratica vi stavate assicurando che fossi al sicuro?».

Mio Naruse parlò con le braccia incrociate sotto quel suo grande
seno. Stava mostrando le sue gambe e le sue innate e perfette spalle.
Era rimasta in costume e non si era ancora cambiata.

Davanti agli occhi di Mio c’erano due persone sedute in posizione
seiza* e con lo sguardo basso. Basara che aveva il segno rosso di uno
schiaffo sulla sua guancia sinistra, e Maria che aveva pile di ghiaccio
sopra alla sua piccola testa. Quei due erano scappati dalle raccomandazioni dello chef Mio per la ricetta del giorno: “Un
Pervertito e una Pazza Arrostiti per Intero, condito con l’Intento
Omicida di una Studentessa delle Superiori” ed erano finiti in quella
situazione, come risultato dei loro sforzi quando l’anta si era aperta la
seconda volta.

*Nota del traduttore: Posizione seduta tradizionale giapponese. Ginocchia a terra e sedere sui talloni.

Maria, che aveva messo in testa a Basara le mutandine di Mio, le
aveva rimosse, mentre Basara era metà strada dal rimettere la gonna
a Maria. A quel punto erano usciti fuori dallo stretto armadietto.
Tuttavia, la rabbia di Mio a quel punto non si calmò, ma risparmiò
comunque loro la vita.

«Tu… Anche se ieri notte ti sei divertito con Nonaka, sembra che
quello per te non fosse stato abbastanza…».

Ieri notte, al fine di far compiacere Basara, Maria tentò Yuki dicendole di tagliare la regione inferiore del costume da bagno con un taglierino, lasciandola esposta, e tagliando anche la zona del seno dal costume, cosa che ovviamente aveva fatto subito. Non essendo una completa idiota, Mio aveva rifiutato quella proposta. Al che Maria aveva detto che lei “non si fidava del suo stesso corpo” con uno sguardo compassionevole. Provocata in quel modo, Mio era andata su tutte le furie.

Alla fine, si era fatta vedere da Basara in quel sexy costume.

Imbarazzata dall’essere vista in quel modo, era comunque felice nel
vederlo arrossire. Anche ora lo era. Consapevole della cosa, Basara
abbassò lo sguardo, guardandole solo i piedi. Mio lo trovò carino.

……tuttavia…

La situazione attuale le impediva di dire quel che pensava. Da quando Yuki era venuta a vivere con loro, Maria cercava sempre di suscitare un senso di rivalità tra Mio e Yuki, che portava ogni volta ad una situazione perversa. La notte scorsa, non solo si era fatta vedere in quel costume da Basara, ma si era fatta trascinare da Maria ad andare tutti in bagno. Avendo fatto diverse cose con Basara, la maledizione del Contratto tra Padrone e Servo si era attivata su Mio, dando mostra ad uno spettacolo terribile.

Era andata così: quando Maria aveva suggerito a Yuki di fare un Contratto tra Padrone e Servo con Basara, lei aveva detto che sarebbe stato più semplice mostrare che raccontare, e si era ritrovata a guardare Yuki e Basara appiccicati. Vendendo quella scena si era infuriata e la maledizione afrodisiaca si era attivata istantaneamente.

Tutto ciò che era necessario per sedare la maledizione fu visto dagli
occhi di Yuki.

Di conseguenza, anche Yuki volle vincolarsi al contratto.

Quello… quello non poteva perdonarlo facilmente. Fortunatamente,
lo schiaffo che aveva dato a Basara un momento prima non aveva attivato la maledizione. Il contratto credeva che fosse lecito arrabbiarsi in quel momento.

…tuttavia…

Mio si sentì un po’ ansiosa. A differenza di Maria, che si stava
scusando per salvarsi la pellaccia, Basara si era scusato svariate volte, anche se Mio non gli aveva detto ancora nulla. Anche il fatto che stesse indossando le sue mutandine, quello era sicuramente un’azione di Maria. Mio ne era perfettamente consapevole.

Perché Basara Toujou non avrebbe mai fatto una cosa che Mio Naruse l’avrebbe odiato. Eppure…

«…Basara? C’è qualcosa che non vuoi dirmi?».

Dal momento in cui aveva messo piede nello spogliatoio delle ragazze, anche Basara era diventato responsabile di ciò che era accaduto.

Anche se la questione delle mutandine era giustificabile, il fatto che lui fosse in quel luogo non lo era. Tuttavia…

«No. È stata una mia decisione… Mi dispiace».

Vedendo Basara abbassare ancora di più il capo per chiedere perdono, Mio
pensò…

…eppure ti puoi salvare con delle scuse…

…puoi dire che sei stato sedotto da Maria… che era tutto per
proteggermi… Basta che dici la verità e tutto andrà al suo posto. Se
lo fai, seppellirò l’ascia di guerra.

Tuttavia, Basara era una persona molto seria, che evitava di scappare, sceglieva sempre la via più difficile. Si prendeva sempre il disturbo per far sì che il contratto fosse per Mio il più semplice
possibile da sopportare, anche nell’approfondire la fiducia reciproca e diventare più forti… lui era sempre indulgente, anche davanti all’ostinazione di Mio.

…sta diventando davvero imbarazzante, imbecille!

Detto questo, Mio non poteva perdonarlo in quello stato di rabbia.

«…comunque, mi dispiace veramente».

E ancora una volta, obbedientemente Basara si scusò, e…

«Più tardi mi scuserò anche con Yuki…».

«…?».

Appena Basara disse quel nome, il corpo di Mio reagì sensibilmente.
Da come aveva detto, gli sarebbe bastato contattarla tramite telefono
e Yuki sarebbe tornata indietro. Questo sarebbe stato il modo più
facile per risolvere la cosa.

Tuttavia, non poteva farlo con Mio lì
presente. Lei lo avrebbe di sicuro perdonato, anche se avesse fatto
qualcosa di vergognoso, diversamente da Mio e dalla sua furibonda rabbia.

Questa notte il Contratto tra Padrone e Servo tra Yuki e Basara sarebbe stato stipulato. Sarebbe stato sicuramente diverso da quella volta che l’aveva fatto Mio, Yuki avrebbe accettato il contratto agevolmente e di certo avrebbe mostrato come fosse una migliore serva per Basara rispetto a lei. Anche ora, Mio e Basara non riuscivano a dire altro oltre il legame che avevano.

«Perché adesso hai menzionato Nonaka…? Non avevo finito di
parlare con te, Basara».

Involontariamente mostrò la propria insoddisfazione. Al che, il senso
di colpa fece attivare la maledizione del contratto.

La causa scatenante era la gelosia… ed era troppo tardi per rendersi
conto che la cosa non avrebbe portato a nulla di buono.

L’animo e il corpo di Mio fu colpito dalla maledizione del contratto.

«Ah… Ahhh, AAHHHH…».

Mio iniziò involontariamente a gemere, mentre di accasciava sul
pavimento. Mentre barcollava confusa…

«…Oh, ohi?!».

«Mio-sama…?!».

Vedendola in quello stato, Basara afferrò Mio, che era sul punto di
cadere, e Maria mostrò un’espressione ansiosa.

«Perché si è attivata?».

Tra le braccia di un disorientato Basara, il marchio della maledizione
del contratto apparve sul collo di Mio, mentre il suo corpo si dimenava in agonia.

«…ero arrabbiata anche se lo sapevo…».

L’effetto afrodisiaco della maledizione era terribile. Pertanto Mio non riuscì a trattenere i sentimenti che provava.

«È successo perché me ne rendevo perfettamente conto… che Basara
stava facendo questo genere di cose solo per causa mia».

Tuttavia, Mio iniziò ad ansimare.
«Ma se per farlo, devi diventare un cattivo ragazzo, allora io… non
riesco a dirlo».

Basara, nel sentire le vere intenzioni di Mio, fece uno sguardo
sorpreso.

«…ti sbagli. E comunque, dovresti arrabbiarti senza preoccuparti per
me».

Nel dirle questo, Basara la guardò gentilmente. Mio era quasi sul punto di piangere.

«Santo cielo… sei veramente fastidiosa».

«E di chi pensi che sia la colpa, idiota…».

E nel momento in cui Basara cercava di alleggerire come al solito la
situazione:

«…aspetta un secondo, Basara-san. Perché non proviamo a sfruttare
la maledizione? Per come siete messi oggi, potreste riuscire a passare
al livello successivo del contratto».

Basara, mentre ancora teneva tra le braccia Mio, socchiuse gli occhi
alle parole di Maria.

«In un momento come questo, tu…?».
Rispose a Maria con tono infastidito. Tuttavia, Basara improvvisamente smise di parlare vedendo lo stato in cui si trovava Mio. Era evidente dal suo sguardo.

L’espressione di Maria si irrigidì.

«Più tardi ci sarà tempo per i rimproveri. Sai, non capita tutti i giorni di poter aumentare la propria forza in combattimento, non si riesce
sempre ad aumentare la fiducia tra due persone. Ti sembra il caso di
sprecare una simile occasione?».

Al che Maria espose le proprie intenzioni con un volto triste ma
energico.

L’altro giorno, durante la battaglia decisiva contro Takashi e gli altri,
Basara e Mio erano stati capaci di reggere lo scontro solo grazie
all’aumento di potenza che il contratto aveva permesso.

Avere fiducia nel proprio partner in camera da letto non basta per
concentrarsi e fare del proprio meglio. Non si riesce a dare il meglio di sé fin da subito, ci vuole del tempo per maturare, e ci sono ostacoli che potrebbero rendere difficoltoso il percorso per diventare più forti.

Eppure, visto che non c’era altro modo per vincere, Maria aveva
detto a Basara di non sprecare nessuna occasione. Il motivo del
consiglio, quello l’aveva detto solo a Basara.

Se l’avesse detto a Mio direttamente, sarebbe stata consapevole del
fatto che stessero forzando la loro fiducia per diventare più forti, e
non avrebbe funzionato. Ma se Mio avesse origliato la conversazione
tra Basara e Maria e fosse venuta a conoscenza dei veri sentimenti di
Basara, il loro potere sarebbe aumentato attraverso il contratto.
Infatti, usare semplicemente la maledizione non aiutava poi molto a raggiungere il livello successivo del contratto. Era tutta una
questione di fiducia: se tutti coloro che erano inclusi nel contratto avessero abbastanza potenza, insieme avrebbero potuto sconfiggere anche un Signore dei Demoni.

Questa volta Mio e Basara si erano imbattuti nella possibilità di
diventare più forti.

Quella preziosa opportunità non poteva essere sprecata, soprattutto per Mio. Aver aumentato la loro forza combattiva una sola volta non sarebbe bastato. Non voleva diventare un peso per Basara. E soprattutto, Mio Naruse combatteva per vendicare la morte dei suoi genitori adottivi.

Mio Naruse se lo ricordava quel terrore… quella paura che aveva provato nel vederli morire per mano dei Demoni. Al tempo credeva
che fossero i suoi veri genitori,quelli che erano morti davanti ai suoi occhi.

Quindi Mio aveva preso una decisione. Avrebbe distrutto coloro che
avevano ucciso i suoi genitori, e per vendicare i suoi genitori adottivi
avrebbe fatto di tutto: non importava quanto dura fosse la strada da percorrere, lei avrebbe continuato a camminare. E se era possibile
diventare più forte con Basara, a Mio non importava del resto. Anche
se avrebbe dovuto fare qualcosa di davvero imbarazzante. Perché…

Anche se sapeva che lei era la figlia del precedente Signore dei Demoni, Basara aveva deciso comunque di rischiare la sua vita per proteggerla.

In risposta a ciò che Basara stava facendo per lei, Mio avrebbe restituito il favore.
«…per favore, fratellone*…».
Mio disse quelle poche parole supplichevoli. Eramo più che sufficenti.

“Fratellone”. Con quella singola parola, il rapporto tra Mio e Basara
cambiò totalmente.

* Nota del traduttore: È cambiato traduttore, e questo ha lasciato “Onii-chan”. Ma visto che io sono uno coerente, in
italiano è stato tradotto come negli altri volumi. “Onii-chan” lo lascerò solo se verrà usato
come suffisso, tipo “Basara-oniichan”.

Da un membro prezioso della sua famiglia a una persona a cui avrebbe giurato fedeltà, in quanto signore e padrone. Basara Toujou divenne un’entità assoluta per Mio Naruse.

«Ho capito» disse Basara.

Maria, al suo fianco, disse a bassa voce.

«Andiamo alle docce, giusto per sicurezza. Sembra che nessuna classe andrà in piscina durante la seconda ora, ma per sicurezza lancerò un incantesimo per allontanare le persone. In fondo, se qualcuno entrasse, rischieremmo di essere visti».

Mio e Basara quindi si spostarono all’interno della doccia più
remota.

Mio, che era stata posata a terra dopo essere stata portata lì in braccio come una principessa, si sedette sopra le piastrelle del pavimento della doccia.

«…mmm».

Mentre il suo corpo era divorato da una sensazione febbrile, Mio
vide Maria sussurrare qualcosa all’orecchio di Basara.

Probabilmente gli stava dicendo come sottometterla con forza.
Per aumentare la loro forza combattiva tramite il contratto, avrebbe dovuto cedere di fronte ad un’ azione travolgente. L’ultima volta era stato utilizzato lo sciroppo d’acero come lozione sul suo seno, e il piacere aveva penetrato profondamente nel suo corpo e nella sua mente.

“…cosa mi accadrà questa volta?” Pensò Mio.

La seconda ora era già iniziata. In condizioni normali ci sarebbe
voluto parecchio tempo per sottometterla, quindi ci sarebbe andato pesante. Nel momento in cui lo pensò, deglutì. Un brivido di piacere
percorse il corpo di Mio, accumulandosi sul suo seno e là, sotto l’addome. Era un dolce piacere.
Il caldo le aveva fatto venire sonno. Gli occhi le si stavano per chiudere e la sua coscenza era diventata più leggera. (! Rendere
meglio in ita)

“…scusami per averti fatto aspettare” disse infine Basara voltandosi verso Mio. Aveva nella mano destra il soffione della doccia: doveva averlo staccato dal sostegno in alto sul muro senza che lei se ne accorgesse.

«Che cosa… che vuoi fare con quello…?».

«Mio-sama, dopotutto il vostro corpo si è scaldato molto… Prima di
iniziare sarà meglio raffreddarlo un po’» ripose immediatamente
Maria alla domanda di Mio.

Basara aprì il rubinetto della doccia.
Dal soffione uscì un modesto getto d’acqua. Aveva impostato la
temperatura dell’acqua al minimo. Dopo averla sentita con le mani,
Basara mormorò dolcemente.

«Quando non riesci più a sopportarlo, dimmelo».

Quindi iniziò a bagnare Mio dai piedi. La maledizione afrodisiaca
incrementava al massimo il senso erotico della situazione. Il corpo di
Mio era caldo per l’eccitazione e la doccia fredda le provocò un piacere più grande di quanto avesse potuto immaginare.

«…mm…m…».

Una piacevole sensazione le solleticò il corpo dalla punta dei piedi
fino alle caviglie, per poi dirigersi verso il suo intero corpo.

«…tutto questo… solo… per una doccia…».

Nel sentire la soffice carezza dell’acqua gelida, Mio non poté
nascondere la propria sorpresa.
Tuttavia, la piacevole sensazione si intensificò gradualmente, mentre
lentamente il flusso d’acqua la bagnò sempre più in alto, arrivando
dalla punta dei piedi alle sue belle cosce.

«…ah… fu… uh… mmm».

Già Mio non riusciva a trattenere i gemiti.

…cosa dovrei fare…

Il cuore di Mio batteva furiosamente. Mentre l’acqua gocciolava dalle cosce bagnate, si immaginò dove poi il flusso d’acqua gelida l’avrebbe colpita.

Mio Naruse si fidava di Basara Toujou in quanto suo padrone.

Per questo motivo, fino a quel momento, anche se cose del genere
venivano fatte, poteva accettarle al fine di approfondire il loro rapporto come padrone e serva. Quindi, anche se Basara l’avesse bagnata lì, Mio non si sarebbe ritratta.

«Eh…?».

Tuttavia Basara evitò di bagnare la zona più sensibile di Mio e diresse il getto d’acqua sulle mani della ragazza.

Perché…? Se avesse voluto sottomettermi là sarebbe stato il punto più sensibile.

«Fufu… non è come pensate, Mio-sama» disse Maria, quasi le avesse letto nel pensiero.

«Per far sì che vi sentiate bruciare, quel punto si deve scaldare. In
una situazione come questa non bisogna mai tentare di raffreddarla.
In fondo, più vi sentirete eccitata e accaldata, più quel punto si
bagnerà da solo».

«…».

Vedendo Basara rosso dall’imbarazzo, Maria ridacchiò. Basara, senza dire nulla, portò il getto dalle mani ai gomiti di Mio. Quindi, una volta che gli avambracci e le spalle furono colpiti dal getto d’acqua, puntò ad un altro punto sensibile di Mio. La clavicola, là tra la fine del collo e le spalle.

«hmm… …fu, ku… umm… ahh…».

Mio, nel momento in cui il suo punto debole venne a contato con l’acqua gelida, si ritrovò con il corpo tremante. Disperatamente si morse le labbra per non gemere. Anche se si trovava sotto l’effetto della maledizione, non voleva essere una di quelle ragazze che godevano nella doccia. Tuttavia, fingere o cercare di resistere era fuori questione.
Lo sguardo di Basara si focalizzò su ciò che faceva sembrare il costume da bagno di Mio sul punto di scoppiare: il suo seno.

«Ahh…».

Mio improvvisamente ansimò. Sia quando all’inizio aveva rifiutato il
Contratto tra Padrone e Servo, e poi prima del combattimento contro Takashi e la sua squadra, molte volte i punti sensibili di Mio erano stati sfruttati per sottometterla.
Infine si bagnò.

Ma non si fermò al bordo del costume da bagno. Quando la maledizione afrodisiaca colpiva il cuore di Mio, anche solo l’attrito dei vestiti che indossava la faceva eccitare.

…non m’importa più di cosa accadrà qui dentro…

Basara iniziò a indirizzare il getto della doccia contro il seno di Mio.

«Ya… mm… ah… kuh… ahhh, mmm…».
In una volta, la piacevole sensazione che era nata dentro i suoi seni
avvolse il proprio corpo. Mio non riuscì più a trattenere la propria
voce.

…no! La mia voce si sentirà per la scuola…

In quella proibita situazione, la mente di Mio entrò in uno stato di
caos, ma non poteva fermarsi. Basara fissò Mio in silenzio. Il suo
sguardo enfatizzava le sensazioni che stava provando.

Dopo che i suoi seni divennero completamente fradici, il getto
d’acqua si fermò.

«Ahh…mmm, ah… ya… m…».

Mio iniziò ad ansimare a causa del piacere che la doccia le aveva
provocato.

«Ah, aah… ah».

I capezzoli del suo seno – freddi a causa del getto gelido – si
inturgidirono e si mostrarono lascivamente a causa del piacere.

Quindi Basara le si avvicinò e portò le labbra visino ad uno dei suoi
seni.

«…n-no… aspetta… fratellone… io… sto per… venire…».

Non avevano il tempo di aspettare. Senza curarsi del suo dolce agonizzare, la bocca di Basara, premendo contro il costume da
bagno, iniziò a succhiare dal suo seno. In quel momento Mio Naruse venne. Lo spogliatoio fu il primo luogo dove Mio ebbe un orgasmo a
scuola. Ebbe l’impressione che la sua virtù fosse caduta giù da un burrone.

«…».

Il corpo di Mio fu colto da spasmi di piacere e gemette con forza nel
momento in cui la sua vista divenne completamente bianca.

Inconsciamente inarcò la schiena e si sentì galleggiare per quanto fu
violento quell’orgasmo. Era un piacere sufficiente a farla sottomettere, eppure…

«…? Questo… fratellone… a-aspetta…».

Anche se non si era ancora ripresa dall’orgasmo di prima, Basara la
fece voltare e mise entrambe le mani nel suo costume da bagno, afferrandole i seni violentemente.

Senza nemmeno avere un attimo di respiro, Mio venne costretta
all’orgasmo successivo tra le braccia di Basara.

…oh no, sto diventando sempre più eccitata…

Ancora una volta fu scossa da un intenso orgasmo e Mio si sentì
ancor più accaldata.
Eppure, ancora una volta, Basara non si fermò. All’interno del
costume da bagno le mani di Basara aderivano al seno di Mio in un
modo che non era mai accaduto prima. Era come se fossero diventati
un tutt’uno. Basara giocò con i capezzoli inturgiditi di Mio in svariati modi. Ciò la fece sottomettere al piacere.

«Fratellone… ahh… fratellooone!».

Essendo venuta innumerevoli volte, tremante, Mio chiamò Basara
con una dolce e amabile voce.

Chiamare il proprio padrone nella
giusta maniera poteva aumentare anche se di poco la forza della
sottomissione, visto che mostrava quanto fosse predominante la sua
esistenza nel suo subconscio.
E ancora una volta la luce non li avvolse, mostrando che il contratto
non si era intensificato.

«…cosa… perché…?».

«Mio-sama e Basara-san, dovete fare qualcosa di più. Basara-san, le
hai già massaggiato il seno, lo hai succhiato, e stiamo facendo tutto
ciò qui, a scuola… eppure non è sufficiente».

«…tu… che cosa…».

Mentre Maria parlava, il suo seno continuava ad essere palpato da
Basara. Mio cercò di dire qualcosa, ma il piacere le rendeva difficile
parlare.

…in-inaccettabile. Assolutamente inaccettabile…

Era incredibile. Eppure anche lei se lo sentiva. Nonostante si fosse
già sottomessa così tanto, nonostante il cuore di Mio avesse giurato obbedienza a Basara così profondamente… non era abbastanza.

Quindi, tutto d’un tratto, Basara smise di palpare il seno di Mio e le
sue mani uscirono dal suo costume da bagno. Mio mostrò quindi uno sguardo interrogativo, ma nel giro di poco capì cosa aveva in mente.

«…che cosa stai facendo, fratellone?!».

Basara temporaneamente ridusse l’eccitazione di Mio.
Il soffione della doccia venne introdotto forzatamente all’interno del costume di Mio, là vicino al seno.

«Ba-Basara-san…?» disse perplessa Maria lì vicino.

Doveva essere un’idea di Basara.
Un gesto spontaneo e aggressivo.

Tuttavia Mio Naruse capì che non
era finita lì. Il soffione della doccia venne fatto premere contro il
capezzolo inturgidito del seno sinistro di Mio.

…i-impossibile…

Mio Naruse capì cosa sarebbe successo ed iniziò pian piano a tremare. Cercò di convincersi: d’ora in poi si sarebbe sottomessa ad un livello ancora superiore.

«Ah…a…aaahh…».

Un corpo e una voce tremante, si preparò al momento che stava
arrivando.

«Finirà qui» disse Basara, con occhi pacifici, mentre fissava Mio.
Il suo braccio destro la avvolse da dietro, tenendola per la spalla
sinistra.

«…».

Mio era stretta saldamente da Basara. In risposta a Basara, che voleva rafforzare ancor di più il loro legame, capendo che era necessario, si preparò.

Il suo padrone Basara, colui su cui Mio riponeva una pie
na fiducia,
rimase in silenzio.
In un istante la sua mano sinistra aprì il rubinetto della doccia tutto inuna volta. In quel momento:

«HYAAAAAAAAAAA!».

Il getto della doccia colpì violentemente all’interno del costume da bagno, portando Mio ad urlare seriamente. La sua tetta, diventata
molto più sensibile, fu violentata dall’intensa corrente. Mio venne
immediatamente. Tuttavia non finì lì. L’acqua fluì quindi vigorosamente tra i seni di Mio, violandoli senza alcuna pietà.

«Yaa, Haaaa?! Mmm, aaahhh… Fuaaaaa…. Aauu, AAAAAA!».

Mio Naruse venne avvolta da una serie di orgasmi multipli in una tempesta di piacere.

I suoi lunghi capelli erano disordinati, il suo collo bianco piegato all’indietro, e la sua sottile vita si contorceva indecentemente: l’intero corpo di Mio i contorceva e tremava dal piacere.

Eppure, Basara non lasciò andare Mio dal proprio abbraccio. Nel momento in
cui sarebbe stato impossibile tenerla con una mano sola, lui l’avrebbe
stretta a sé intensamente con entrambe le mani.
E Mio, che aveva usato tutta l’aria che aveva in corpo per gemere in
un risposta a quel turbinio di piacere:

«…ah… ya… aah.. ahh!».

La sua coscienza, il suo respiro… Mio era annegata in quegli orgasmi multipli e i suoi fianchi si muovevano indecentemente ogni volta che arrivava all’orgasmo. Basara continuava a tenerla intensamente, e nel momento in cui lei arrivò al decimo orgasmo consecutivo, ci fu una luce che avvolse Mio e Basara.
La luce indicava che il loro livello combattivo era aumentato. In quel
momento:

«…».

Basara quindi si mosse immediatamente e ripose a Mio, abbracciandola con entrambe le mani. Tuttavia il rubinetto della doccia era rimasto aperto.

Basara non sapeva come si doveva sentire Mio, che stava sperimentando la cosa sulla propria pelle.
Mio reagì violentemente, poiché il soffione si era già insinuato tra i
suoi seni. Per aiutarla, Basara sollevò e sfilò simultaneamente
entrambe le spalline del costume da bagno.

«Iyaaaaaaaaaa!».

Di conseguenza, mentre la fredda acqua veniva spruzzata tutta
all’interno del costume da bagno, il seno nudo di Mio fu visibile agli
occhi di Basara. Rendendosi conto della cosa, Basara se ne vergognò
profondamente.

Perché i capezzoli di Mio, che erano diventati estremamente sensibili, erano stati strofinati intensamente dal costume che veniva tolto di forza. Considerando anche che il costume era fin troppo stretto per il seno di Mio, la ragazza era venuta mentre veniva stimolata anche più del previsto.

«Ah…ah, mmm… ah,yaa… mmm».

Sentendo ancora il riverbero dell’orgasmo, Mio fece un respire
profondo nel momento in cui si riprese.

«Hai dato il massimo fino alla fine… Ben fatto».

Mentre la parte superiore del corpo continuava a rimanere nuda, sentì
un calmo sussurro e venne abbracciata gentilmente. La voce calda e
gentile di Basara e il suo abbraccio avvolsero Mio.

…ah …fratellone… capisco. Sono stata brava…

Sono così contenta.
Mio si sentì sollevata. Il mio fratellone mi ha elogiato ancora… sono così felice.

«Mmm…».

Durante l’abbraccio, si sentì così bene che la sua coscienza andò alla
deriva. Mio portò il proprio volto a premere contro il robusto petto di
Basara. Quella sorellina voleva che lui continuasse a lodarla per aver
fatto del suo meglio e si comportò come una bambina viziata.

La sua schiena venne accarezzata dolcemente. Mio voleva che lo
facesse. Era stato imbarazzante, ma stranamente anche soddisfacente… era stato gratificante.

Perché potrò di nuovo aiutare Basara grazie a tutto ciò. Il nostro
legame e il potere che rende Basara il mio padrone è stato rafforzato
ancora una volta.

È ciò che il mio padrone desidera… il padrone a cui avrei dato con
piacere tutta me stessa.

Sentendosi al massimo della felicità, Mio Naruse lentamente chiuse
gli occhi. Mio poi non riuscì a ricordare cosa accadde dopo.
L’unica cosa che ricordava vagamente, era il caloroso abbraccio di Basara.

PARTE 5

Il numero di volte in cui Basara l’aveva fatta venire superava le due
cifre: un numero sufficiente a far perdere conoscenza a Mio.

L’intenso piacere continuò colpirla senza lasciarle la possibilità di fuggire, e la sottomissione fece desiderare al suo cuore e al suo corpo una pausa per sfinimento.

Anche così, Maria si rese conto che Mio non sembrava avere problemi: i suoi battiti erano stabili, così come il suo respiro.

Pertanto, prendendola in braccio, Basara trasportò Mio nello spogliatoio e chiese a Maria di asciugarla con un asciugamano per non farle prendere un raffreddore. Le chiese quindi anche di aiutarlo a farle mettere la sua uniforme.
Nascondendo la sua presenza, ritornò nello spogliatoio maschile e si rimise l’uniforme scolastica. A quel punto si riunì alle due ragazze nello spogliatoio della piscina. L’incosciente Mio venne sollevata
dalle braccia di Basara e portata in infermeria, lasciata alle cure di
Hasegawa, l’infermiera della scuola. Basara le chiese di poterla lasciare lì a riposare in un lettino poiché aveva una leggera febbre.
Maria, invisibile alle persone comuni come Hasegawa, rimase vicino a Mio finché non avrebbe ripreso conoscenza. Basara ritornò quindi in classe per la terza ora.

Successivamente, Mio riprese conoscenza verso l’ora di pranzo.
Ritornò in classe con Maria, frequentò normalmente le ore pomeridiane di lezione.

Finite le lezioni:
«…santo cielo, dove si è cacciata Maria?».

Basara Toujou si aggirava per la zona scolastica alla ricerca di Maria. Quando Mio ritornò in classe, la piccola succube si era resa invisibile per non essere vista da nessuno ad eccezione di Basara.

Dopo aver pranzato insieme, le concesse di rimanere in classe fino alla quinta ora a condizione di non fare idiozie.

Basara temeva che le cose fossero poi andate fuori controllo durante le lezioni a causa delle sue marachelle. E Maria purtroppo non lo deluse. Tuttavia riuscì a resistere non si sa come fino alla quinta ora, dove, dopo averla rimproverata, le ordinò di aspettare fuori nel corridoio per la sesta ora.

…che le abbia detto di tornare a casa prima?

No, non poteva essere. Le aveva detto di aspettare nel corridoio. Se avesse deciso di andarsene di testa sua, lo avrebbe almeno informato.
Non sembrava che fosse tornata a casa in silenzio. Che cazzo?!

Basara si chiese cosa cavolo diavolo stava succedendo. Nonostante avesse provato a chiamarla diverse volte al cellulare, Maria non rispose mai.

…non dirmi che…

Se era come temeva… L’espressione di Basara divenne determinata.

Si trovava sul tetto, là dove qualche ora prima una coppietta si era dato un appuntamento.
Esisteva la possibilità che durante la sesta ora fossero comparsi dei nemici. Se a quel punto fosse andata a controllare la situazione e
fosse stata scoperta… ci sarebbe stato un combattimento.
…no.

In tal caso avrebbe sentito i rumori della battaglia. Anche se ci fosse stata una barriera a bloccare i rumori, avrebbe dovuto avvertire la
sola comparsa della barriera o della magia che l’aveva creata. Basara di sicuro l’avrebbe notato.

E se invece Maria fosse stata colta di sorpresa dal nemico? E se fosse stato inutile resistere e non fosse stata capace di chiedere aiuto a
Basara? In quel momento si immaginò cose sempre peggiori…

«…!».

Notando una cosa, Basara iniziò a correre lungo il corridoio. Non c’era tempo da perdere.

«Merda… avrei dovuto controllare con Mio e Yuki dopotutto».

Mio era tornata in classe durante la pausa pranzo, e quando un preoccupato Basara le aveva chiesto se stesse bene, Mio aveva risposto in un modo abbastanza imbarazzato con un «Va tutto bene».

Era rossa in volto e gli occhi di lei evitavano di suoi. Probabilmente
si vergognava per essere stata vista da Basara, si vergognava aver fatto lì tutte quelle cose. Di conseguenza, anche il volto di Basara divenne rosso dall’imbarazzo e il disagio era diventato percettibile.

Visto che stare nelle vicinanze li imbarazzava, Mio decise di tornare a casa prima e per non lasciarla sola, Yuki decise di tornare insieme a lei.
Ma la sicurezza di Maria era più importante dell’imbarazzo di Mio.
Ma… mentre Basara correva di corsa lungo il corridoio:

«…l’ho trovata!».

Si fermò immediatamente. Fuori dalla finestra vide la figura della ragazzina che stava cercando.

«Perché si trova laggiù…!».

Non riusciva a capirlo. Era un posto dove non ci andava nessuno, uno spazio morto, la fessura di un complicato edificio. Quindi Basara
subito si mosse per aprire la finestra. Doveva chiamarla.

«Eh?».

La sua mano si fermò a mezz’aria. Maria non era da sola. Tuttavia, nella scuola non c’erano altri umani che potevano vederla oltre a
Basara, Mio e Yuki.
Ma se non stava affrontando un nemico, allora chi?

«…Takigawa?».

Sbalordito, Basara Toujou disse quel nome… c’era Yahiro Takigawa con Maria.

«Perché quei due…?».

Come se stesse assistendo a qualcosa di incredibile, Basara si sentì un po’ stordito.
Che avessero finito di parlare?

In quel momento, senza essere stato nemmeno in grado di muoversi,
Maria e Takigawa si separarono, andando ognuno lungo la propria strada.

Al fine di non perderli di vista, Basara corse. Inseguì Maria.
Scendendo le scale fino al primo piano, saltò poi fuori vicino all’ingresso, dove all’improvviso incontrò Maria.

«Ah, Basara-san. Evvivaaa!».

Appena lo vide Maria agitò la mano con un sorriso spensierato.

«Santo cielo. Non dirmi “evviva”… e vedi di non andartene in giro senza permesso».

«Scusami. Volevo aspettare nel corridoio, ma mi sono ritrovata ad avere molto più tempo libero di quanto pensassi. Il peso della noia è molto più irritante di quel che credi».

«Tu… renditi un po’ conto delle conseguenze» disse Basara con un sospiro, dando poi un’occhiata al volto di Maria.

…non ci credo, eppure…

Non c’era nulla di strano nel comportamento di Maria. Basara Toujou ritenne che come quando aveva confuso la coppietta sul tetto
per il nemico, anche quella situazione fosse il risultato di lui che nel sapere che Zolgear bramava ottenere Mio, fosse diventato paranoico.

Difatti, dietro a un incontro tra Maria e Takigawa ci potevano essere moltissime giustificazioni. Dopotutto, Takigawa era al servizio della fazione del corrente Signore dei Demoni… lo avevano mandato per osservare Mio. Eppure, in segreto proteggeva Mio in quanto membro della fazione moderata. Gli era stato detto che la fazione del corrente
Signore dei Demoni aveva mandato una spia… ma questo Maria non lo sapeva.
In fin dei conti, solo Basara conosceva la vera identità di Takigawa.

Per questo motivo, Basara – sapendo da che parte stava in realtà – lo gestiva come il più prezioso dei segreti e come eventuale ultima
risorsa, al fine di ingannare il nemico. Era il suo asso nella manica, e per poterlo usare stava prendendo alla lettera il proverbio: “Se vuoi ingannare il tuo nemico, inganna prima i tuoi amici”. Perciò, esattamente come Yuki e Mio, anche Takigawa era a favore della fazione moderata. In tal contesto, non era in grado di affermare che fosse impossibile che Maria e Takigawa non si conoscessero.

…tuttavia…

I due non gli avevano detto nulla. E durante la pausa pranzo, Maria
era arrivata in classe con Mio. Takigawa, a cui poi Basara aveva spiegato la situazione, aveva fatto finta di non riuscire a vedere
Maria.

Visto che si erano ignorati, era convinto che non ci fosse alcun tipo di legame tra loro. Allora perché un momento fa aveva scovato quei
due insieme? Maria aveva fatto sì che non potesse essere vista dalle persone comuni… come era inspiegabile il fatto che fosse insieme a Takigawa, il quale fingeva di essere un normale essere umano?

Certo, se Maria avesse rimosso l’invisibilità e Takigawa l’avesse poi incrociata… non era proprio impossibile come cosa. Ma anche così, Takigawa avrebbe dovuto continuare a fingere di essere una persona normale: se Maria gli si fosse avvicinato, perché lui avrebbe dovuto iniziare a chiacchierarci tranquillamente?

Basara iniziò a pensare ai motivi che potevano spingere Takigawa a fare una cosa del genere.

…ah.

Si rese conto di una cosa. Era già passato un po’ di tempo dalla fine delle lezioni e Takigawa si trovava troppo lontano per essersi ritrovato lì dopo essere uscito dalla classe. Gli studenti che avevano le attività dei club erano rimasti, e all’ingresso della scuola vi era un via vai di gente.
Ma anche se Maria non faceva parte di quella scuola, nessuno faceva caso a lei grazie alla magia che aveva usato.
E fin qui nulla di strano. Tuttavia, se Maria non avesse cancellato la propria magia… Maria e Takigawa non si sarebbero potuti incontrare
un momento fa.

«…? Basara, c’è qualcosa che non va?» gli domandò Maria.

«No, niente di che».

Mentre il sospetto cresceva in lui, Basara decise di lasciar perdere
per il momento.

…maledizione!

Nel momento pensò che ci poteva essere un’altra spiegazione a tutto ciò, tensione e gelo si insinuarono nel suo cuore. Era la peggiore delle possibilità quella in cui vedeva Maria Naruse e Yahiro Takigawa tradirlo. Basara non credeva che avrebbe potuto per sempre evitare di affrontare la questione… e non era neanche sua intenzione. Fino a che Zolgear non fosse stato sconfitto, Basara avrebbe tentato di nascondere la vera identità di Takigawa a Mio.
Il nemico era un Demone di alta classe appartenente alla fazione del corrente Signore dei Demoni, e anche i suoi subordinati erano alquanto forti.

Se non avesse potuto usare Takigawa come asso nella manica in caso di emergenza, non avrebbero avuto molte possibilità. A Basara non
importava se quei due avevano un legame segreto fin tanto che la priorità era proteggere Mio. Anche se sconosciuto a Basara, avrebbero potuto contare su un aiuto in caso di emergenza. In fatti anche lo stesso Basara aveva fatto la stessa cosa a Mio.

Ma… se invece quei due avessero avuto delle cattive intenzioni?

Quando Basara aveva scoperto la vera identità di Takigawa, vi aveva stretto una segreta alleanza. Come per Maria che non conosceva la vera identità di Takigawa, se fosse stata una trappola per colpirli tutti, si sarebbero trovati catapultati in una situazione davvero pericolosa.
Maria era una vera amica e un membro prezioso della sua famiglia.
Non voleva sospettare di lei. Tuttavia non poteva non affrontare il problema.

Basara ritornò con Maria in classe per riprendere la cartella.
Assicuratosi che non ci fosse nessuno in quel momento in classe,
disse in modo disinvolto:

«…mmm… Maria, poco fa non eri per caso insieme al mio compagno di classe Takigawa?».

Quella domanda era nata dalle emozioni che lo tormentavano. La risposta che avrebbe che avrebbe ricevuto avrebbe segnato il destino di diverse cose.

«Che? Ci hai visti, Basara-san? Cazz… Sì, era lui» Maria rispose immediatamente, quasi fosse stata una cosa da nulla.

«Non venivo qui da un po’, quindi non è che mi ricordassi proprio del tutto la scuola. Sono finita lì esplorando qua e là, e non sapendo proprio come tornare indietro, ho disattivato un attimo la magia dell’invisibilità e ho chiesto a uno che stava camminando lì vicino».

«…eh?».

Non si aspettava una simile risposta. Basara rimase un attimo spiazzato.

«Per fortuna era un amico tuo, Basara-san. Qui a scuola tutti conoscono Mio-sama, ma solo pochi sanno che ha una sorellina. Se fosse passato in quel momento un persona che non lo sapeva, nel caso peggiore sarei stata trattata come una ragazzina sconosciuta che si era persa».

Basara Toujou ascoltava a bocca aperta Maria.

…possibile? Posso crederle? Non sta dicendo nulla di strano, non è vero?

Maria aveva parlato con Takigawa a causa di un motivo impensabile.
Rispetto alla versione da lui ponderata, la situazione era differente.
Presumendo che fosse possibile, se Maria, la quale avrebbe dovuto sorvegliare Mio, si fosse messa a vagare da sola, non sarebbe stato
strano per Takigawa irritarsi e andare a controllare la situazione.

«Quindi è andata cosi…».

Basara si sentì sollevato.

«Quindi credo proprio che verrò qui regolarmente d’ora in poi:
voglio familiarizzare con il posto. A proposito… che mi dici, Basara-san? Che ne dici di entrare di nuovo nello spogliatoio e venire scovato di nuovo da Mio-sama di proposito in modo da costringerla ad un altro “allenamento”?».

«Impara dai tuoi errori, piccola succube!».

Basara lo disse. Di riflesso si ritrovò sul punto di darle un pugno,tuttavia…

«…santo cielo».

A quel punto pose la mano sul capo di Maria.

«…? Ehm… Basara-san, non eri sul punto di colpirmi?».

Allo sguardo perplesso di Maria, Basara sospirò. Quindi le accennò dei pensieri che lo avevano tormentato poco prima:

«…ero preoccupato. All’improvviso eri scomparsa, temevo che ti fosse successo qualcosa».

Quando le disse quanto fosse preoccupato, Maria mormorò un «eh?»
e poi un «…mi dispiace».
Abbassò lo sguardo. Al che Basara le accarezzò dolcemente la testa.

«Visto che hai capito, non c’è problema. Comunque è una buona idea. Se vuoi venire a scuola, avverti prima che vuoi girovagare per la scuola. Non solo me, ma anche Mio e Yuki. Se la situazione
dovesse degenerare all’improvviso, sapendolo tutti che sei qui
potremmo organizzarci al meglio».

«…okay».

…ho forse detto troppo?

Maria annuì con un’espressione cupa.
Non volendo vedere una simile espressione, Basara le tirò le guance e quando poi Maria abbassò lo sguardo, Basara le strinse il naso.

«Fueeeh… fa male!».

Basara lasciò andare il naso e rise alla sconvolta Maria.

«Forza, andiamo a casa. Mio e Yuki si allarmeranno se facciamo tardi».

Alla fine avevano fatto diverse cose quel giorno.
Se finiamo di nuovo in un posto come prima, se Mio ci scoprisse, i suoi fulmini di sicuro ci farebbero secchi. Letteralmente. Non sto
scherzando.

Maria annuì con un «Certo». I due iniziarono a camminare.
Mentre camminavano lungo i deserti corridoi e poi, quando si cambiarono le scarpe all’entrata studentesca e uscirono, Maria rimase sempre in silenzio. Seguiva Basara a qualche passo di distanza.
E mentre uscivano dal cancello:

«…uhm, Basara-san?».

«Uh? Che c’è?».

Chiamato all’improvviso, Basara si girò.

«Posso… tenerti la mano?» domandò Maria timidamente mentre lo guardava dal basso. Sembrava una bambina che dopo aver fatto qualcosa che non doveva, era stata sgridata. In tale metafora, ora stava cercando di riconciliarsi con i suoi genitori in cerca di perdono.

«…certo».

Con un calmo sorriso, Basara le tese la mano. Una piccola mano si posò sopra la mano tesa. Basara afferrò saldamente ma con dolcezza
la mano di quella ragazzina un po’ in disagio.
Cercava di farle capire che non era più arrabbiato con lei.

«…eheheh».

Ancora dispiaciuta, Maria sorrise con gioia.
Dopodiché, fino a che non arrivarono a casa, Maria gli tenne la mano per tutto il tempo.

Mentre il sole tramontava all’orizzonte, facendo diventare lunghe le loro ombre, là nel cielo osservato tempo prima da Basara, era sul punto di calare la notte.
In quel cielo cittadino dove è difficile vedere le stelle, la luna piena iniziò lentamente a elevarsi.

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