Shin Mao Prologue

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Prologo

Il giorno in cui ottenne una sorellina

«Ehi, avevi detto di volere una sorellina, giusto?».

Una sera, nel bel mezzo delle vacanze estive, Basara Toujou aveva sentito ciò da suo padre.

Stavano cenando e suo padre gli aveva detto questo proprio mentre Basara si era alzato per prendere una seconda porzione di curry.

«Non ho mai detto nulla di simile. Le spezie ti hanno dato di volta il cervello?» disse Basara stancamente, avendogli dato le spalle per aprire il coperchio del rice-cooker.

«Dovresti essere emozionato… si tratta di una sorellina, sai. Una sorellina. È una cosa che i ragazzi vogliono così tanto da cominciare a sbavare».

«Sì, beh, le sorelline non ti riempiono lo stomaco».

Come sarebbe riuscito a sopportare ancora le pagliacciate di suo padre? Basara aveva un grande appetito, in fondo lo stomaco di un liceale non era da sottovalutare. Quando il piatto fu pieno zeppo di riso, Basara si spostò davanti alla pentola di curry sulla stufa. Quindi versò l’immancabile salsa sul riso e tornò al suo posto.

«Ehm, dove sono i sottaceti?».

La bottiglia piena del condimento per il curry era scomparsa da sopra al tavolo.

Di fronte a lui, suo padre, che aveva in mano la bottiglia dei sottaceti, gli disse: «Ehi, parliamo di quanto sarebbe bello avere una  sorellina». Lo aveva detto con un sorriso malefico.

Basara fece un sospiro di rassegnazione e guardò suo padre, Jin Toujou. Quel padre, ancora piuttosto giovane, stava cercando di discutere con il figlio durante la cena su quanto fosse bello avere una sorellina.

Tradurre in parole le emozioni era molto doloroso. Basara sentì un leggero impulso omicida.

«Felicissimo… veramente ho detto di volere una sorellina?».

«Cosa, non ti ricordi?» chiese stupito Jin «Hai detto: “Voglio una sorellina” in un modo che sembrava il titolo di una light novel e con le scintille negli occhi, una decina di anni fa circa».

«Come potrei ricordarlo allora!».

Dieci anni fa Basara aveva cinque anni. Senza dubbio erano state solo sciocchezze infantili.

Tuttavia Jin alzo la mano come per dire: “Calmati”.

«Una sorellina è una cosa bella, carina, gentile e morbida. E ti sveglia la mattina, inoltre».

«Beh, potrebbe anche essere vero…».

«Già. Inoltre puoi farci tutte le cose pervertite che desideri».

«Non tentare tuo figlio a commettere crimini! Piuttosto… sarebbe spaventoso se esistesse una sorellina del genere».

Sorelline di quel tipo esistevano solo in 2D.

«Cosa ti succede, papà? Volevi parlare riguardo all’avere una sorellina in modo così malvagio da cadere probabilmente sotto il regolamento della metropolitana?».

«Non stavo inventando. Anche se scherzavo sulle cose perverse». Jin passò la bottiglia di sottaceti facendola scorrere lungo il tavolo.

«Insomma, quello che sto cercando di chiederti: ti piacerebbe o no avere una sorellina?».

«Che razza di domanda è questa? Beh, lasciando stare le sorelline dei manga e dei dramma, ho sentito che averne una non sia poi ‘sta gran cosa. Sono insolenti e immature».

«Quindi, in altre parole, una simpatica sorellina ti andrebbe bene?».

«Beh, immagino di sì. Dove vuoi arrivare?».

Alle parole di Basara, Jin rispose «Bene, bene» e mostrò un sorriso provocatorio.

Quindi pronunciò la frase che avrebbe cambiato il destino di Basara Toujou.

«Non sei contento di stare per ottenere una simpatica sorellina?».

Azzurro ovunque si guardi. Era questo il colore del cielo in quel giorno.

C’era un bel tempo. Le cicale frinivano quasi a voler far sentire  l’urlo del caldo e sembrava che le temperature avessero raggiunto un nuovo record.

Era un primo pomeriggio di piena estate. Basara era giunto in un ristorante a gestione familiare di fronte alla stazione con Jin.

«Voglio dire… sul serio?» borbottò Basara Toujou con un tono ancora dubbioso.

La scorsa notte Jin aveva sollevato la questione della sorellina. Era diventata un elemento cardine per il suo secondo matrimonio.

Poiché, tra tutte le risposte che poteva dare, aveva detto: «Se è una sorellina simpatica, mi sta bene», erano venuti subito ad incontrarla.

«E non fare il broncio… Quando le ho chiamate, mi hanno detto che ti volevano incontrare e salutare il prima possibile. E poi ti avevo chiesto se per te oggi andava bene».

«Bene… già».

Certo, però quando suo padre, con il telefono in mano, gli aveva domandato ciò, lui gli aveva risposto “Non mi importa”, non riuscendo ancora ad assimilare la situazione e il flusso degli aventi.

Tuttavia è dopo averci dormito sopra che bisogna ripensarci a certe cose. Il fatto che Jin si sarebbe risposato, avrebbe significato per Basara una nuova famiglia. Non solo una sorellina, ma anche una nuova madre.

Ma…

Sì, la cosa era ancora teorica.

Insieme con Jin, l’altra famiglia e la ragazza che doveva diventare la nuova sorellina di Basara erano favorevoli al nuovo matrimonio. Ma, nonostante ciò, questo “nuovo matrimonio” di Jin non era ancora inciso sulla pietra.

In altre parole…

…io sono l’ultimo che deve essere convinto della cosa, eh…

Il fatto che oramai dipendesse tutto da lui, visto che per gli altri non c’era più alcun problema, era una cosa alquanto odiosa.

Quando Basara stava pensando a che razza di situazione si trovasse, il campanello elettronico della porta suonò. Era il segnale dell’arrivo di un nuovo cliente. Basara, mettendosi inavvertitamente in guardia, guardò con circospezione l’ingresso, sollevato poi dal fatto che si trattasse di un’altra famiglia.

«Sarai così teso per ogni cliente che arriva, figliolo?».

«Che t’importa…».

Nascondendo una parte del viso con la mano, Basara si voltò a guardare la famiglia che era appena arrivata.

Un padre, una madre e un bambino.

Nelle loro espressioni c’era una felicità naturale. Un qualcosa di veramente prezioso.

Basara Toujou si chiese se sarebbe mai riuscito ad avere quel tipo di felicità. Era una cosa che in quel momento gli sarebbe piaciuta non poco.

Ma qual è la reale situazione?

Non lo sapeva. Una famiglia di donne era qualcosa di sconosciuto per lui. Ma lui non poteva accettare di ottenere una risposta così, incontrando le persone che sarebbero potute diventare la sua famiglia in futuro.

Ma poi… lui non sapeva nemmeno perché lo aveva fatto.

Non era stato a causa del suono dell’arrivo di un nuovo cliente, e non ci stava veramente nulla ad attirare la sua attenzione in quel momento. Nonostante ciò, come se non rispondesse delle sue azioni, Basara si era voltato ad osservare l’ingresso del ristorante ancora una volta.

«Uhm» borbottò senza pensare.

Con passi tranquilli due ragazze entrarono nel ristorante.

Una delle due aveva circa l’età di Basara, probabilmente una liceale come lui. L’altra era più giovane, e dal fatto che era piccola, poteva essere delle scuole medie o addirittura delle elementari. Quelle due probabilmente erano sorelle, ma…

«Ah».

Aveva esclamato sorpreso. Non aveva mai visto una ragazza tanto carina prima. Inavvertitamente si fermò a guardarla.

Ma le ragazze che erano entrate superavano di gran lunga quel livello di base, quel livello di bellezza.

In fondo anche gli altri clienti le stavano fissando. Un dipendente le portò in un tavolo sul lato opposto a quello in cui stavano Basara e Jin.

Quando riguardò alle sue spalle, un altro cliente era arrivato.

Una donna sulla ventina, con un’aura pacifica e una figlia delle elementari.

Erano finalmente arrivate?

Inavvertitamente Basara s’irrigidì e loro due si avvicinarono come se li avessero notati.

Non c’erano dubbi.

Basara si alzò dal tavolo rivolgendosi alla madre e alla figlia.

«P-Piacere di conoscerla, sono Basara Toujou».

Tuttavia la donna si mostrò smarrita. Poteva essersi sorpresa del saluto improvviso. Basara cercò frettolosamente di salvare la situazione.

Improvvisamente un pugno lo colpì alla nuca.

«AH! Ma che cosa fai… Eh?!».

«Mi scuso per mio figlio, è un idiota».

Prima che Basara potesse girarsi, Jin gli prese il capo e lo abbassò con forza.

Una volta che aveva chinato il capo forzatamente verso la donna, riuscì a liberarsi dalla stretta del padre.

«Chi stai chiamando idiota?! Ho solo cercato di essere gentile considerando il vostro improvviso matrimonio…».

Ma la madre e la figlia li oltrepassarono come se fosse la prima volta che li vedevano.

«Eh?».

Quando Basara li seguì con gli occhi, vide che si erano seduti al tavolo insieme ad un uomo. Il marito, probabilmente. Aveva accolto la moglie e la figlia con un sorriso, ma verso Basara, che aveva chiamato sua moglie aveva rivolto un’occhiataccia.

Ehm… in altre parole…

Un   malinteso.   Basara  era davvero sul punto di esplodere dall’imbarazzo. Era molto doloroso.

«Sei troppo nervoso. Vai in bagno a sciacquarti la faccia, magari ti calmi un po’» gli disse Jin.

«Mi dispiace. Vado subito» rispose Basara stancamente. Dopodiché si diresse stanco e un po’ scosso verso il bagno in fondo al ristorante.

…che cosa sto facendo?

Si era reso nervoso da solo, aveva perso la calma da solo, esaltandosi senza l’intervento di nessuno.

Di questo passo, sarebbe stato chiaro il fallimento dell’incontro. Come aveva detto Jin, avrebbe dovuto calmarsi un po’. Mentre stava guardando giù, aveva aperto la porta del bagno e si era mosso per entrare.

«Eh?!».

Aveva alzato lo sguardo e si era pietrificato. Nel bagno che aveva aperto c’era una ragazza.

In quel momento un silenzio imbarazzante cadde nel piccolo bagno. La ragazza nel bagno era la bellissima sorella maggiore tra le due ragazze che erano entrate prima nel ristorante.

La ragazza era piegata leggermente in avanti, aveva alzato la gonna e aveva entrambi i pollici agli estremi delle mutandine bianche, nel procinto o di abbassarle o di alzarle.

Ma era stato un malinteso. Basara non aveva aperto il bagno delle donne.

C’era un solo bagno per entrambi i sessi.

Probabilmente lei aveva usato quel bagno perché quello per le donne era occupato. Tuttavia questo bagno generico aveva un problema noto ai clienti abituali del ristorante, e cioè che la porta non si chiudeva.

Pertanto le ragazze che erano a conoscenza della cosa, evitavano di usare quel bagno, se possibile.

Il ristorante aveva inoltre appeso un piccolo foglio di carta con su scritto: “Assicuratevi di aver chiuso correttamente la porta”. Ma poteva anche succedere che la porta non si chiudesse bene, anche se si pensava il contrario. Era successa proprio una cosa del genere.

Basara aveva cercato di chiudere frettolosamente la porta  e andarsene velocemente, ma aveva sentito il quel suono, il suono di una persona che cerca di inalare più aria possibile per poi urlare.

«Ehi, aspetta!».

«Mhm?!». Basara per un pelo era riuscito a impedire alla ragazza di urlare.

Aspetta… cosa sto facendo?!

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Prima che potesse lui stesso rendersene conto, era entrato nel bagno e aveva tappato la bocca della ragazza.

Ciò non era affatto una buona cosa. Avrebbe dovuto essere uno sfortunato incidente a causa di un malinteso, ma la situazione era peggiorata a tal punto da rendere inutile ogni possibile scusa.

«Mi scuso di averti spaventata, ma per favore, ascoltami. Non c’è stato nulla di volontario. Si tratta di un malinteso, di uno sfortunato incidente…».

Le disse che la porta del bagno non era stata chiusa bene e che quindi non era colpa sua. Ma capiva in quella situazione era lei la vittima. Le disse della serratura e del cartello e cercò in tutti i modi di convincerla.

Che non c’era un aggressore, ma solo due vittime.

Al che, nel momento in cui lui cercava di spiegare il corpo di lei si rilassò.

«Ehm, tutto chiaro?».

Alla sua domanda, la ragazza fece un cenno di assenso con il capo. Quando Basara tolse la mano timidamente, la ragazza corresse la sua postura e sorrise amichevolmente. Era proprio un bel sorriso.

Bene. A quanto pare la questione era stata chiarita con calma. Felicissimo, Basara sorrise di rimando…

In quel momento uno schiaffo violentissimo lo raggiunse, facendo spostare tutto il suo corpo all’indietro. Inutile dire che la porta del bagno era aperta e quindi lui si ritrovò a terra, al di fuori del bagno.

«Perché?».

«Lo stai chiedendo veramente?».

Tenendo la guancia dolorante con una mano, Basara guardò la ragazza, che stava visibilmente cercando di tenere a bada la sua rabbia.

«Prima sbirci una ragazza dentro il bagno, poi entri e le tappi la bocca e cerchi anche delle scuse… mettiti una mano sul cuore e inizia a pensare bene ai tuoi errori, perché stai per andare all’altro mondo».

Quasi a dare a Basara il colpo finale, la ragazza alzò la gamba. In quel momento…

«Uh, che cosa state facendo voi due qui?».

Una voce familiare risuonò di fianco a lui. Probabilmente era venuto a controllare come mai Basara ci mettesse tanto.

Jin era di fianco a loro, vicino al bagno.

«Papà…».

«Jin-san…».

Basara e la ragazza chiamarono Jin nello stesso momento, quindi si guardarono e esclamarono insieme: «Eh?!».

Poi, Basara ritornò al suo posto nel tavolo, solo che ora le due ragazze erano davanti a lui.

La più grande era Mio Naruse. La più piccola Maria Naruse. Come Basara aveva immaginato, loro due erano sorelle.

Quando tutti finirono di ordinare da bere:

«Mi dispiace, Basara-san» disse Maria ridendo e mostrando un sorriso amichevole.

«Avevamo detto alla cameriera che ci dovevamo incontrare con delle persone, ma a quanto pare quello che ci ha guidato al tavolo non lo sapeva».

In altre parole, i commessi non parlavano tra loro. Un errore stupido. Il puzzle era stato risolto, ma ciò non avrebbe risolto comunque quel problema.

«…».

In contrasto con una Maria sorridente, Mio stava da un po’ di tempo aggrottando le labbra in silenzio.

Beh, era comprensibile.

Dirle di mostrarsi felice davanti a qualcuno che l’ha vista prima sul water, era decisamente chiedere troppo.

Le nostre due famiglie si stanno per unire, e in questo importante incontro ho dato la peggior prima impressione possibile.

Il nuovo matrimonio non sarebbe stato annullato per un simile incidente, ma…

Basara verificò ancora una volta le espressioni sui volti di Mio e Maria, che stavano sedute davanti a lui.

Nonostante tutto sono carine.

Non solo l’aspetto, ma anche il loro comportamento informale lo eccitava.

Specialmente Mio, che, a quanto pareva, frequentava il primo anno di liceo, proprio come Basara, anche se era di qualche mese più piccola.

In altre parole, fintanto che i loro genitori non si erano ancora sposati, lei era solo una ragazza della sua stessa età. Il suo battito cardiaco divenne parecchio veloce.

«Ma sono contenta che tu sia una brava persona, Basara-san».

Maria, seduta diagonalmente di fronte a lui, lo guardò e rise con entusiasmo.

Sembrava molto più piccola di quel che era, essendo lei una ragazza di terza media, un solo anno in meno rispetto a Mio e Basara.

Il suo modo di fare carinissimo spingeva moltissimo il bisogno di dare protezione di un ragazzo.

«Un ragazzo della tua età… ero preoccupata su cosa fare qualora fossi stato un violento».

Basara rise senza gioia.

In quale età si è violenti? Che discorsi erano…

«Non c’è bisogno di preoccuparsi… voglio dire, sembra proprio che voglia una graziosa sorellina».

«Sembra proprio che sia così. Voglio dire, è venuto dentro un bagno occupato da una ragazza…».

Alla leggera battuta di Jin, Mio, di fronte a Basara, aveva mostrato uno sguardo freddo.

«Ho detto che è stato un malinteso, un incidente. Quante volte…».

«Ancora scuse?».

Quando Basara aveva detto questo con un sospiro, Mio si era protratta in avanti, con aria di sfida.

Erano talmente vicini che il cuore di lui perse un colpo. Lei lo guardò con occhi superbi, dall’alto verso il basso.

«…mi dispiace» disse lui debolmente, incapace di sopportare la rabbia di lei.

Mio annuì e disse: «Mhm, ti perdono» soddisfatta, aveva finalmente rallegrato il suo viso.

Basara fece un sospiro di sollievo.

«Oh, giusto… scusate, vi vorrei chiedere una cosa». Basara fece una semplice domanda.

«Dov’è vostra madre? Arriverà per caso più tardi?».

La prospettiva di avere una sorellina, o meglio quelle due carinissime ragazze, lo aveva sorpreso.

Ma andava bene, in fondo Jin non aveva mai detto che sarebbe stata una sola.

Tuttavia, la madre delle due ragazze era assente, e ciò stava rendendo l’incontro un po’ inutile.

«Sì, giusto. Non te l’ho ancora detto…» disse Jin.

«La loro madre, Chihaya-san, è attualmente all’estero per lavoro».

«…eh?». Aspetta un attimo. Suo padre l’aveva detto solo ora? Era davvero come aveva sentito, la madre delle due era davvero all’estero?

«Papà, posso parlarti un secondo?» disse Basara allontanandolo dal tavolo, prendendolo per il braccio e portandolo in un luogo lontano dalle orecchie delle due ragazze.

«Potresti ripetere per favore?».

Basara incrociò le braccia e batté l’indice destro sul suo braccio sinistro.

«Cosa? Sul fatto che volevi una sorellina? Riguardo a quello?».

«Quanto sei tornato indietro? No! Sul fatto che la tua futura moglie si trova all’estero!».

«Così mi ha detto. Comunque, cosa ne dici?».

«È strano! C’è questo incontro per il matrimonio, e lei va all’estero?».

Ed era ancor più strano se si considerava che era proprio lei ad aver insistito a far questo incontro il prima possibile.

Non aveva intenzione di incolparla per un viaggio di affari, ma l’incontro senza di lei era inutile.

Non era che…

«Spero di sbagliarmi… ma non ti stai facendo ingannare?». Lui si mise a ridere.

«Non ti preoccupare. Credi davvero che mi farei ingannare?». Ovviamente. Se non altro, era lui il tipo che ingannava. Un padre fasullo.

«Ma quindi potremmo fare questo incontro una volta che è tornata?».

«Temo che ci sia un motivo, dietro tutta questa fretta». Il volto di Jin era diventato serio.

«Basara, ora che hai visto queste due, cosa ne pensi?».

«A cosa ti riferisci… credo che siano carine».

In ogni caso aveva pensato che fossero tipo delle idol, la prima volta che le aveva viste. Quindi…

…un motivo dietro tutta questa fretta, eh?

A giudicare dalla conversazione, Basara iniziò a capire la situazione. Il nuovo matrimonio aveva fatto sì che ci fosse solo una madre con le sue figlie, e quella madre era ora all’estero, e non ci sarebbe stata per poco tempo.

«Se fossi un genitore, mi preoccuperei a lasciarle sole… è per questo?» chiese Basara.

«Sì. In realtà c’è anche un’altra cosa. Quelle due sembra che siano sotto l’attacco di una qualche persona sospetta. Quando sono venuto in città, ho scoperto che qualcuno stava raccogliendo informazioni su quelle due. In più sembra che ci sia uno stalker piuttosto persistente».

«È così, quindi…».

Il mondo era sicuramente un posto pericoloso, ma pensare che quelle due fossero delle reali vittime…

Era sicuramente una questione urgente. La polizia non sarebbe intervenuta per questioni personali. Non sarebbero intervenuti finché non sarebbe successo qualcosa di grave, e a quel punto sarebbe stato troppo tardi.

«Ho sentito che Maria-chan ha persino smesso di andare a scuola a causa di quel maniaco. Chi vuole andare a scuola, dovrebbe poterlo fare liberamente. Il fatto che non possa, è una cosa atroce. Anche se ora sorride felicemente, la sua situazione non è così serena» disse  Jin.

«Per questo vorrei che iniziassimo subito a vivere tutti insieme, se non ci sono obiezioni. Dicono anche che c’è più probabilità di capire se un matrimonio funzionerà se prima iniziamo a vivere insieme».

«Quindi vuoi che ci prendiamo cura di loro, temporaneamente e prima del matrimonio, per vedere se funzionerà?».

«È come se fosse destino. Se le possiamo proteggere, allora dovremmo farlo, se vogliamo. No?».

Alle parole di Jin, Basara rimase in silenzio.

Uhm?

Improvvisamente si era voltato a guardare Mio. Si erano guardati negli occhi. Il volto di lei era preoccupato, come se l’energia di  prima fosse stata una menzogna.

Basara strinse gli occhi e chiese a Jin davanti a lui.

«Per quanto?».

«Per iniziare un anno. Potrebbe anche succedere che non  siamo adatti a vivere insieme, o decidere che non sia il caso di risposarsi, ma… potranno tornare a vivere da sole, una volta raggiunte un certo livello di sicurezza. Dopo quello che ho sentito, non sarei capace di addormentarmi la notte se dovesse succedere loro qualcosa».

Aveva ragione. Si sarebbe potuto decidere riguardo al matrimonio solo una volta che la madre di quelle due fosse tornata, e se questo fosse successo nel giro di un anno…. tutto sarebbe andato in frantumi se fosse successo qualcosa a Mio o Maria.

Ma più importante, Basara stesso non voleva veder soffrire Mio o Maria.

«Dove stiamo andando a vivere? Casa nostra non ha camere in più…».

«Affitteremo una casa adatta. Ne ho già vista una. Dobbiamo creare un ambiente il più familiare possibile, visto che stiamo cercando di scoprire se andremo d’accordo. E sarà tutto più veloce se poi alla  fine ci sposeremo».

«Queste due sanno della convivenza?».

«Sì, lo farebbero volentieri, se sei d’accordo».

Alle parole di Jin, Basara rimase in silenzio per un po’. Quindi borbottò: «Va bene. Sei hai deciso così papà, per me sta bene».

Non era stato diplomatico su questo. Era davvero quello che pensava.

«Capisco. Mi spiace di aver fatto tutto di testa mia senza dirti nulla».

«Va bene. Avevi le tue ragioni per farlo».

Lui gli diceva tutto solo quando era il momento giusto di sapere.

Jin non era solo il padre di Basara, non era solo la sua famiglia. Il loro rapporto andava oltre questo concetto, c’era molta più fiducia.

«Ritorniamo, papà. O si preoccuperanno…».

Dicendo questo, Basara ritornò al tavolo con Jin. Quando si sedettero ai loro posti, Maria si schiarì la voce, quasi a voler chiedere come si era evoluta la situazione mentre loro due non erano lì.

«Ah, mi dispiace. Era solo un parlare tra uomini» rispose suo padre

«Ha fatto una faccia così preoccupata che mi sono chiesto dove sarebbe voluto andare a parare, poi mi ha detto “Queste due sono così carine che non riesco a non emozionarmi”. Accidenti, i ragazzi nella loro pubertà sicuramente si eccitano per queste cose».

Basara si mise a ridere. «Papà, avrai un seguito per questo teatrino». Un seguito fatto di pugni ci sarebbe stato quella notte, con lui e suo padre come protagonisti.

Poi Basara vedendo lo sguardo preoccupato di Mio uguale a quello  di Maria, disse: «Sono rimasto sorpreso da tutte le cose che mio padre mi ha detto ieri, ma va bene. È tutto ok. Fino a quando vostra madre non ritorna dal suo viaggio, non sarebbe male vivere insieme, anche se non sappiamo ancora se questa cosa del matrimonio finirà per il meglio. In fondo, penso che sia una buona idea provare prima ad essere una famiglia, piuttosto che ritrovarci tutti insieme improvvisamente a matrimonio fatto».

«…davvero?» chiese Mio a disagio. Basara annuì.

«Sì, è la cosa migliore. In fondo siamo una famiglia maschile, avere delle ragazze in giro è confortante. Giusto papà?».

«Giusto. Inoltre ho sempre voluto avere una figlia carina. E Basara continuava a tormentarmi sul fatto di volere una sorellina, quindi non siate timide» disse Jin.

«Grazie».

«Evviva! Si prenda cura di noi!».

Mio e Maria abbassarono umilmente le loro teste.

«Quindi… prenditi cura di me, Basara-kun».

Alzando la testa, il volto di Mio mostrò un sorriso che ricordava un sogghigno.

«Ma, se ti vedo un’altra volta a spiarmi nel bagno, ti ucciderò cento volte».

«…certo».

I suoi occhi erano serissimi. Quando l’espressione di Basara s’irrigidì, Jin riassunse:

«D’accordo, dunque. “Avanti a tutta!” come famiglia d’ora in poi». Questa dichiarazione fatta con un sorriso fu l’inizio di un nuovo stile di vita.

«Potranno esserci delle complicazioni, ma… cerchiamo di vivere insieme felicemente».

Pertanto, nonostante ci fosse nell’aria le tracce di un futuro cupo, la situazione era ancora tranquilla.

E a stessa cosa valeva per la vita di ogni giorno di Basara Toujou… e per il mondo intero.

Prossimo

 

 

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